Non fossero state sufficienti la sentenza, le verie valutazioni che di questa sono state fatte da organi ben più competenti del sottoscritto, le risposte date dalle istituzioni italiane ed europee alle domande di grazia e revisione chieste dai peones berlusconiani, ieri sera è arrivata anche la sentenza della Cassazione: si conferma l'interdizione dai Pubblici Uffici per due anni e quindi Berlusconi era e resta incandidabile alle Europee.
Questo, a mio parere, apre due questioni di cui una nazionale e l'altra interna a Forza Italia.
Quella nazionale si rifà a un aspetto culturale. In vent'anni di berlusconismo (o forse di semplice italianità, senza voler sempre scaricare le responsabilità sul povero Silvio), ci siamo disabituati alle sentenze definitive. Nello sport o si vince o si perde, ma nel calcio la pratica nazionale di trovare sempre un colpevole nell'arbitro apre ogni giorno discussioni di merito, che fanno male a uno sport già di per sè malato. Questa osservazione è una metafora estendibile a ogni aspetto della vita, in qualsiasi settore. Se a scuola i bambini vanno male, i maestri e i professori vengono denunciati. Se un politico viene giudicato colpevole, i magistrati sono corrotti o quanto meno in mala fede. Se in Italia non si pagano le tasse, non è colpa di ladri ed evasori ma della pressione fiscale e di qualche (non ben definito) burocrate. Se i nostri conti non sono apposto, è colpa dell'Europa, dell'euro o dei Mercati ma mai nostra che non siamo capaci (soprattutto ad alti livelli) a spendere bene e in maniera efficace.
Tutte queste pratiche portano a una costante e inesorabile delegittimazione del potere giudicante e dell'autorità, che nei loro ambiti specifici sono essenziali per far funzionare bene le cose. Che insegnamento possono trarne le nuove generazioni?
Berlusconi è colpevole? è stato giudicato secondo tutte le tappe previste dalla Legge e dalla Costituzione? Fine!
La seconda questione, come dicevo, è invece interna a un partito (Forza Italia), che non vuole evolvere, da sempre coagulato attorno al nome del Leader, al punto che ora, senza di esso, non saprebbe cosa fare della sua stessa esistenza. Senza Berlusconi il partito non esisterebbe e quindi non avrebbe futuro tutto quello stuolo di politicanti, dame di corte, leccaculo e opportunisti, che negli ultimi vent'anni hann spremuto la macchina da soldi berlusconiana, certamente con convinzione (va detto) e contribuendo a farne la fortuna (va detto anche questo).
Ormai la parabola politica dell'Unto del Signore è terminata, e qui si apre la solita anomalia italiana, sunto dei due aspetti che ho analizzato: Berlusconi è fuori dai giochi (e Forza Italia dovrebbe farsene una ragione), ma resta l'interlocutore unico e privilegiato con cui Matteo Renzi deve confrontarsi (sconfessando la sentenza della Giustizia italiana e sottintendendo quindi che l'Autorità, ancora una volta, può essere scavalcata).
Saluti
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