Sito denuclearizzato

domenica 22 luglio 2012

Rock in Idrho 2012: annullato per pioggia

Arriviamo all'area concerti della Fiera di Rho verso le 15.30, proprio quando Frank Turner sta completando la sua performance. Ci ambientiamo subito, con una bella birra fresca, in mezzo a quella massa di giovani e meno giovani lì per saltare e divertirsi, e per nulla preoccupati delle nuvole nere che si stanno accumulando verso nord. Il tempo di un panino, quattro chiacchiere, e sopra al palco viene issato lo striscione dei SUM 41, prima band di grido della giornata. Quando i primi accordi elettrici e i primi colpi di batteria di diffondono nell'aria, ci avvicianiamo al palco assieme a molte altre persone.
Per quanto ci riguarda il Rock in IdRho 2012, 5a edizione, ha inizio.
Dopo dieci minuti di concerto inizia a piovere. 
Inizialmente resistiamo ma poi, sotto l'intensificarsi del rovescio, ci rifugiamo nella zona coperta, dove erano stati allestiti quasi tutti gli stand cibo/beveraggi ed i tavoli con panche. Assieme a noi la maggior parte della gente, a meno di un gruppo di irriducibili, che continuano a ballare sotto al palco dei SUM 41
D'un tratto, il primo sentore di quello che sarebbe stata la triste sorpresa della giornata: i SUM 41 sospendono il concerto. Sotto però il richiamo di quanti stavano sfidando il temporale (ad essere onesti davvero violento), tornano sul palco dopo dieci minuti e ricominciano la loro scaletta, con grida di gioia e trionfo da parte del pubblico, compreso quello protetto sotto le alte volte della fiera. I SUM 41 continuano la loro performance e la portano fino in fondo, mentre il temporale lentamente cede il passo ad una pioggerellina sottile, che viene infine vinta dal Sole. Ma le cose non vanno come le centinaia di persone lì presenti vorrebbero. Sul palco, infatti, non si nota il febbrile lavoro dei tecnici per sostiuire la strumentazione; al contrario la situazione langue, nessuno si affaccia, e non c'è il minimo sentore che i PIL (Public Image ltd) di Johnny Rotten si presenteranno sul palco a breve. Quando la gente inizia a rendersi conto della cosa, lentamente esce da sotto il padiglione della Fiera e si porta sotto al palco, mentre l'organizzatore (tale Alex Fabbro, apprendo la sera stessa leggendo il comunicato stampa), blatera parole poco chiare e che non arrivano lontano, nella confusione generale. Il senso di quelle parole, ahimè, è però presto chiaro a tutti: il Rock in IdRho, il tanto atteso festival punk rock, sarà annullato. E così è stato nonostante le tese proteste di noi poveri sfigati che, insieme a tantissimi altri, abbiamo sfidato il meteo e l'autostrada per essere lì.
L'amarezza è tanta per almeno tre motivi.
Il primo è che, evidentemente, l'organizzazione non aveva assolutamente tenuto conto del rischio meteorologico, nonostante le previsioni avessero denunciato la possibilità di pesanti temporali. Nulla è stato fatto per proteggere le apparecchiature ("completamente danneggiate ed inutilizzabili" ci spiega Alex, nascosto dietro al palco, il coniglio), i SUM 41 sono stati lasciati liberi di suonare sotto il temporale, mentre si sarebbe potuta sospendere temporaneamente l'esibizione e coprire tutto, come si fa comunemente in qualsiasi grosso appuntamento musicale. 
Il secondo è che fin troppe persone lì presenti, fra il pubblico, hanno accettato il fatto senza troppo protestare. Polli travestiti da punk, che giocano a fare i super duri ed anarchici ma che poi non sono nemmeno in grado di mettersi sotto al palco, tutti assieme, a far sentire se non altro il disappunto per la situazione. A dire il vero qualche cosa, almeno alcuni, sono riusciti ad organizzarla: rovesciare due bagni chimici e portare qualche cassonetto con ruote sotto al palco. Complimenti per l'iniziativa (SIC!).
Infine il terzo motivo di amarezza, forse il più duro da digerire: nessuna band, nessun musicista, nessuna icona rock, ha messo il naso sul palco per scusarsi. Nessuno ci ha messo la faccia. Non ce la ha messa Alex Fabbro, non ce la hanno messa i Rancid (forse nemmeno arrivati al concerto), nè i Millencolin nè i PIL di Johnny Rotten nè una delle altre band per le quali, forse, spendere 55 € più sbattersi per attraversare mezza Italia (in moltissimi non eravamo milanesi, alcuni addirittura da Roma e Napoli) non ha valso lo scusarsi davanti a tutti, con buona pace per lo spirito di appartenenza che, normalmente, queste band vorrebbero trasmettere.
In conclusione una giornata di dimenticare, amara come poche, soprattutto per il senso di tradimento di quello che, in molti, dipingono ancora come lo spirito del rock.
Ed ora inizia la corsa ai rimborsi dei biglietti.

Saluti

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