Sull'ultimo numero di Internazionale ho avuto modo di leggere alcuni estratti del processo alle Pussy Riot, una banda punk rock russa costituita da tre ragazze più che agguerrite contro Putin ed il suo sistema di gestione del potere, e che penso oramai tutti conoscano.
Beh, gli articoli hanno dell'incredibile. A leggerli sembra di tenere in mano un vecchio romanzo russo (quelli sì che valevano), dove ogni singolo personaggio è una metafora, rappresentativa del grottesco regime degli zar che, in occasione di un processo, nega la parola e la difesa agli imputati, ne zittisce gli avvocati, considera irrilevante qualsiasi intervento teso a dimostrare la verità.
Ma andiamo con ordine.
Nel Febbraio 2012, all'alba delle elezioni russe e con una protesta montante contro Putin, che lui stesso non aveva mai visto, le Pussy Riot hanno organizzato 30 secondi di azione dimostrativa all'interno di una chiesa di Mosca. Dopo aver indossato dei passamontagna, hanno iniziato a saltare, scalciare e pogare come forsennate ("muovendosi a scatti come diavoli", dirà poi una teste al processo) sotto l'altare. Le immagini, riprese da un sostenitore del gruppo, sono poi state montate con musica e parole il giorno dopo e messe in rete con un video dal titolo "Preghiera Punk" (basta andare su You Tube e digitare Pussy Riot Punk Prayer).
La scusa dell'offesa alla cristianità della Russia (non mi risulta che la Russia sia famosa per l'orgoglio cristiano, ma comunque il patriarca moscovita Kirill, grand esostenitore di Putin, ha chiesto pene esemplari), è stata presa come motore per un processo che, in realtà, non è altro che una prova di forza del regime contro ogni espressione di dissenso e libero pensiero. Le Pussy Riot sono state zittite perchè contrarie a Putin ed al sistema da lui instaurato in Russia, in un modo, a dire il vero, che nelle ultime settimane ha crato un po' di imbarazzo perfino nei suoi più accesi sostenitori. Nonostante le proteste internazionali (molti nomi dello spettacolo e della musica, fra gli altri Franz Ferdinand, Sting e RHCP, si sono pubblicamente espressi in sostegno della band moscovita), e nonostante la plateale figuraccia fatta dal Sistrema Russia al processo (ripeto, quanto letto è semplicemente grottesco e sembra riportare indietro agil anni bui dei processi farsa delle peggiori dittature), il processo ha visto una fine: le Pussy Riot sono state condannate a 3 anni e mezzo di carcere.
Questi sono gli stati con cui intratteniamo rapporti commerciali e dai quali ci riforniamo di energia.
PUSSY RIOT LIBERE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Saluti
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