Vorrei rilanciare un paio di interessanti notizie lette sull'ultimo numero di "Internazionale", e relative all'ambiente ed all'inquinamento italiano.
Il primo articolo, a firma di Gerhard Mumelter (corrispondente del quotidiano austriaco der Standard), ricorda che dal primo Gennaio 2011 sara' vietata la produzione industriale delle buste di plastica, e potranno essere invece prodotte solo buste biodegradabili. Certo avremo un certo intervallo di tempo, durante il quale i supermercati utilizeranno ancora i soliti sacchetti per far fuori le scorte, ma lentamente ed inesorabilmente le buste di plastica dovrebbero scomparire: un bel passo epocale, no? Considerando che l'Italia produce ogni anno circa 20 miliardi di buste, quasi un quarto del prodotto complessivo europeo, direi proprio di si'. In parallelo, pero', l'uso della plastica e' ancora piuttosto diffuso nella pratica quotidiana, soprattutto sotto forma di bottiglie di acqua minerale: ne facciamo fuori quasi 12 miliardi l'anno.
Il secondo articolo e' invece a firma Michael Braun (corrispondente tedesco per il quotidiano berlinese die Tageszeitung), dove si decantano le nascoste (e quasi impensate) lodi del sistema italiano per la produzione di energia pulita. Nel 2010, infatti, la potenza elettrica derivante da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico, per la precisione) ed installata nel nostro Paese ha raggiunto un livello insperato fino a qualche anno fa, ponendoci in pole position nel mercato dell'energia verde assieme a Germania, Cina e Stati Uniti. I numeri parlano chiaro: 5 GW (Gigawatt) installati per l'eolico e 2 GW per il fotovoltaico. Io credo che questi siano traguardi. Considerando che ogni famiglia ha in casa, mediamente, un interuttore da 3 kW allacciato alla rete nazionale, significa che piu' di 2,3 milioni di nuclei familiari possono godere di energia elettrica da fonte rinnovabile.
Certo il sistema e' ancora migliorabile: l'eolico deve purtroppo combattere ancora contro gli esteti dell'ambiente, mentre il fotovoltaico presenta bassi rendimenti, alti costi di produzione e di smaltimento dopo i quindici/vent'anni di vita dei pannelli, ma ciononostante credo che si tratti di un segnale importante, che meriterebbe di essere comunicato ed amplificato.
Saluti
Il primo articolo, a firma di Gerhard Mumelter (corrispondente del quotidiano austriaco der Standard), ricorda che dal primo Gennaio 2011 sara' vietata la produzione industriale delle buste di plastica, e potranno essere invece prodotte solo buste biodegradabili. Certo avremo un certo intervallo di tempo, durante il quale i supermercati utilizeranno ancora i soliti sacchetti per far fuori le scorte, ma lentamente ed inesorabilmente le buste di plastica dovrebbero scomparire: un bel passo epocale, no? Considerando che l'Italia produce ogni anno circa 20 miliardi di buste, quasi un quarto del prodotto complessivo europeo, direi proprio di si'. In parallelo, pero', l'uso della plastica e' ancora piuttosto diffuso nella pratica quotidiana, soprattutto sotto forma di bottiglie di acqua minerale: ne facciamo fuori quasi 12 miliardi l'anno.
Il secondo articolo e' invece a firma Michael Braun (corrispondente tedesco per il quotidiano berlinese die Tageszeitung), dove si decantano le nascoste (e quasi impensate) lodi del sistema italiano per la produzione di energia pulita. Nel 2010, infatti, la potenza elettrica derivante da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico, per la precisione) ed installata nel nostro Paese ha raggiunto un livello insperato fino a qualche anno fa, ponendoci in pole position nel mercato dell'energia verde assieme a Germania, Cina e Stati Uniti. I numeri parlano chiaro: 5 GW (Gigawatt) installati per l'eolico e 2 GW per il fotovoltaico. Io credo che questi siano traguardi. Considerando che ogni famiglia ha in casa, mediamente, un interuttore da 3 kW allacciato alla rete nazionale, significa che piu' di 2,3 milioni di nuclei familiari possono godere di energia elettrica da fonte rinnovabile.
Certo il sistema e' ancora migliorabile: l'eolico deve purtroppo combattere ancora contro gli esteti dell'ambiente, mentre il fotovoltaico presenta bassi rendimenti, alti costi di produzione e di smaltimento dopo i quindici/vent'anni di vita dei pannelli, ma ciononostante credo che si tratti di un segnale importante, che meriterebbe di essere comunicato ed amplificato.
Saluti
1 commento:
quello dei sacchetti biodegradabili è già in uso nei supermercati delle mie zone, in alternativa consigliano l'utilizzo di sacchetti di tela che possono essere riutilizzati spessissimo.
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