Sito denuclearizzato

Visualizzazione post con etichetta Biodiversità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Biodiversità. Mostra tutti i post

lunedì 13 settembre 2010

Mangiamo Bio? Un attimo che ci penso.

Da otto mesi ho una splendida bambina, di nome Maja, che ormai gattona come un siluro, ride, gioca e si diverte un mondo. E noi con lei. Anche in virtù di questo evento fantastico, mia moglie ha iniziato ad informarsi in merito ai negozi, che vendono prodotti biologici, sia in internet che fra amici e parenti, con la consueta caparbietà, che la contraddistingue.
Proprio parlando con una coppia di amici, abbiamo scoperto che vicino casa nostra si trova un'azienda agricola "Bio", nella quale sabato mattina abbiamo pensato di andare a comprare frutta e verdura per la bambina.
Premetto che io sono sempre stato abbastanza contrario sulla faccenda Bio, primo perchè i prodotti sono molto più cari dei tradizionali (ma usando meno pesticidi il costo unitario non dovrebbe essere più basso?!?), ed in secondo luogo perchè, in realtà, non ci sono delle regole ben precise per l'attribuzione Bio. Faccio un esempio: una coltivazione a margine dell'autostrada può ricevere la marcatura Bio, tanto quanto una coltura di alta montagna, per il semplice fatto che il coltivatore diretto non utilizza prodotti chimici, pesticidi, ecc. Allora mi chiedo: e tutta l'atmosfera inquinata dell'autostrada dove va a finire? e chi se la mangia, pagandola oltretutto due o tre volte in più rispetto a quanto si trova dal fruttivendolo di fiducia?
Detto questo, sabato assecondo la curiosità di mia moglie e troviamo la suddetta azienda agricola.
La prima cosa che ci ha colpito, ovviamente, sono stati i prezzi, ma questo ce lo aspettavamo.
La seconda cosa che ci ha stupito, forse più della prima, è stata l'origine dei vari prodotti, messa ben in evidenza per via degli obblighi di legge. Solo pochi prodotti venivano dal padovano o zone limitrofe: la maggior parte proveniva da altre zone d'Italia se non del mondo.
Allora mi chiedo: che senso ha mangiare Bio, se tanto poi inquino mezzo pianeta fra tir, aerei cargo e navi per trasportare le merci? Qualcuno potrebbe obiettare: "A parità di inquinamento nel trasporto, almeno i prodotti Bio non contengono pesticidi". Potrei essere d'accordo, ma se davvero voglio sposare una filosofia etica, allora dovrei iniziare a mangiare solamente i prodotti di stagione e della zona, seguendo l'ormai famosa filosofia della filiera corta.
Certo, anche a me piacciono le banane, e tanto, ma onestamente trovo un po' ipocrita chi si riempie la bocca di bioetica e di lotta ai veleni che inquinano terreno, falde e prodotti alimentari, e poi fa finta di non vedere l'inquinamento insito nel trasporto delle merci.
Riflettiamo.

Saluti

domenica 10 gennaio 2010

2010: Anno della Biodivesità

Riprendo un articolo letto sul numero di Gennaio di National Geographic Italia dal quale apprendo che il 2010 è stato dichiarato dall'ONU "Anno della Biodiversità", e della lotta alla scomparsa (non poi così lenta ed apparentemente inesorabile), di tante specie animali e vegetali.
Quella in corso sarebbe la cosiddetta "sesta estinzione di massa" e, per onor di cronaca, la prima causata interamente dall'uomo. Quali fattori principali della perdita di patrimonio floro-faunistico ci sarebbero il sempre maggior sfruttamento del territorio da parte dell'uomo, per soddisfare i suoi bisogni diretti, ed i cambiamenti climatici.
Il 2010 è anche l'anno che i 192 Paesi firmatari della Convenzione sulla Diversità Biologica avrebbero indicato quale termine ultimo per ridurre la perdita di biodiversità. Dato che l'obiettivo è ancora lontano, lo IUCN (International Union for Conservation of Nature) ha lanciato Countdown 2010, un progetto che, per la prima volta, riunisce a livello globale associazioni ambientaliste e non, comuni, regioni, Stati Sovrani e soggetti privati nella difesa della Biodiversità.
Alcuni numeri, indicati proprio da Sebastian Winkler, direttore di Countdown 2010, sono questi: il 22% dei mammiferi è a rischio estinzione, così come quasi un terzo degli anfibi, un ottavo degli uccelli, il 27% dei coralli di barriera, il 28% delle conifere.
Sempre in quest'ambito, un'interessante iniziativa è stata lanciata proprio dalla National Geographic Society a difesa dei grandi felini, la cosiddetta Big Cats Initiative, con l'intento di unire gruppi ambientalisti, aziende private, comunità locali, studiosi ed agricoltori, nella difesa dei grandi felini.
Proprio dal sito della Big Cats Inititive, si apprendono infatti numeri agghiaccianti: 23.000 Leoni (considerati quindi specie vulnerabile) sono a tutt'oggi censiti sul pianeta, quando appena 50 anni fa essi erano circa 450.000. Le altre categorie di Grandi Felini non se la passano tanto meglio: 50.000 Leopardi (specie vulnerabile), 12.500 Ghepardi (specie vulnerabile), 5.000 Tigri (specie a rischio estinzione), un numero non definito di Giaguari (specie prossima all'estinzione).
Se l'opinione pubblica ha ormai preso una certa familiarità con i concetti di surriscaldamento del Pianeta e rischi ad esso connessi, ancora molto resta da fare sul fronte della biodiversità e della difesa del patrimonio floro-faunistico del nostro Pianeta.

Saluti