Sito denuclearizzato

mercoledì 26 ottobre 2011

Da consumatori a consumati: Licenziati e mai Pensionati

Ed ecco uno dei risultati tanto attesi (ed auspicati da alcune parti), della crisi: maggior flessibilità nel mondo del lavoro, quindi licenziamenti più facili ed innalzamento dell'età pensionabile. Sembrano essere queste le parole d'ordine della lettera che il Governo italiano ha inviato oggi all'Unione Europea, venendo in contro in toto a quanto richiesto dalla Banca Centrale e dal Fondo Monetario. Per risolvere la crisi prodotta dalla speculazione finanziaria, quindi, non si puniscono gli speculatori ma quelli che la crisi la vivono tutti i giorni, sulla propria pelle.
La cosa che non stupisce è che, ovviamente, queste sono misure che valgono solo per la gente comune, perchè di certo nessuno si sognerà di licenziare un ministro o un sotto segretario se non fa il suo dovere, o di imporgli ad andare in pensione a 67 anni. Loro, la pensione, la percepiscono se completano i 5 anni di carica istituzionale. Altri, come la moglie di Bossi (quanto brucia alla Lega dura e pura sentirsi rinfacciare che, di tanto in tanto, anche lei ne approfitta?), in pensione di sono andati a 39 anni: chissà se sarà una di quelle persone chiamate a pagare un po' di più per il beneficio da baby pensionata goduto fin'ora (e pagato da noi, come al solito).

Saluti

mercoledì 19 ottobre 2011

Da consumatori a consumati: i nostri Diritti

Vorrei continuare con il mio "tuffo" nel cuore della crisi, e di analisi dei diversi settori nei quali veniamo toccati, parlando di uno dei temi secondo me più scottanti: i nostri diritti.
Tema questo di cui si parla poco, a mio avviso, e che invece rappresenta uno dei nodi della questione: la crisi economico finanziaria non sta giustificando semplicemente tagli a qualsiasi servizio sociale, o particolari misure di austerità e rigore, ma al contrario viene usata, da chi ci governa, come giustificazione a tagli e limitazioni pesanti dei nostri diritti.
Questo fatto mi è apparso chiaro durante una puntata di "In Onda", programma di approfondimento politico di La7, che come ospiti presentava Oliviero Diliberto (Segretario del parito Pdci), e Simone Baldelli (PdL), ed il cui tema era la manifestazione di sabato, scorso a Roma e, più in generale, il motivo per cui gli Indignados e molti come loro scendano in piazza. "Cosa vogliono?", chiedevano Telese e Porro (i due giornalisti che conducono la trasmissione. "Quali le loro proposte?".
Nel corso della trasmissione, Diliberto ha fatto un intervento interessante, sostenendo che, quando lui iniziò a lavorare, ricevette una contratto a tempo indeterminato ed il suo stipendio veniva adeguato all'inflazione ed alla diminuzione del potere d'acquisto del denaro grazie alla scala mobile. Grazie a questo contratto ed all'equocanone gli fu possibile affittare una casa e, successivamente, comprarla perchè la banca gli accordò un mutuo. Alla fine della sua vita lavorativa, ebbe la certezza di una pensione calcolata sui contributi versati negli anni.
Insomma, Diliberto ha ha presentato un sistema "ideale" (almeno agli occhi di noi giovani, oggi), ma che è stato garantito dallo Stato fino all'altro giorno, semplicemente perchè nato da decenni di lotte e rivendicazione di diritti per i lavoratori ed i cittadini. E proprio questo è il punto, il diritto ad una vita e ad un futuro, e credo sia esattamente quel che chiedono gli Indignados di tutto il mondo (e non solo loro).
In tutta risposta Baldelli ha avuto l'arroganza di sottolineare come la crisi imponga l'abbandono di un sistema di privilegi, cui eravamo abituati, per stringere la cinghia. Anzi, ha sostenuto che la crisi è in parte dovuta a questi cosiddetti privilegi, che abbiamo dovuto pagare alle generazioni ora in pensione. Insomma i nostri diritti vengono declassati a privilegi.
Vorrei ricordare all'onorevole Baldelli, nel caso in cui nella sua ovattata casa d'oro non se ne rendesse conto, che quei "privilegi", come li chiama lui, altro non sono che diritti fondamentali ed inalienabili di qualsiasi lavoratore. Il diritto alla casa, al lavoro garantito ed equamente retribuito, ad un futuro, ad una pensione. Se Bandelli, come gli altri come lui, ritengono che questi siano privilegi, allora forse è il caso che lo spieghino chiaramente alla gente, e che quella stessa gente che sabato scorso se n'è rimasta rintanata in casa (come il sottoscritto), scenda in piazza per riprendersi quello che persone come Bandelli ci vogliono togliere, con la scusa di una crisi finananziaria, provocata (o quanto meno consentita) da quelli come Bandelli.

Saluti

domenica 16 ottobre 2011

HANNO ROVINATO TUTTO... ANCORA!!!

Grazie, chiunque voi siate, per essere riusciti a rovinare tutto, ancora una volta. Grazie, chiunque voi siate, per essere riusciti a fare il gioco dei potenti, ancora una volta.
Grazie, chiunque voi siate, per essere riusciti a fare il gioco di quello stesso sistema che dite di voler combattere, ancora una volta.
E' da Genova 2001 che vi infiltrate laddove il Movimento è più debole e meno strutturato, e colpite usando il Movimento come una sorta di tuta di protezione. Tutti sanno chi siete, ma nessuno vuole fermarvi. Che ci sia anche una logica di utilizzo verso di voi? forse a qualcuno fa comodo che andiate in giro a spaccar vetrine, per poter delegittimare la protesta e nascondere i veri motivi? Chi si ricorda i motivi di Genova alzi la mano. Chi si ricorda a memoria l'omicidio Giuliani alzi la mano. Ecco, avete vinto di nuovo.
La cosa che lascia perplessi è che, laddove la manifestazione è forte e strutturata (sia essa organizzata dal Sindacato, da un partito o da un Social Forum, come a Firenze nel 2003), non accade nulla, perchè il virus Black Block non riesce ad infiltrarsi e a trovare terreno fertile. Laddove invece la Manifestazione è debole e forse fin troppo ideale piuttosto che pratica, ecco che trovate un'involontaria spalla, un'assenza totale di servizio d'ordine interno, e vi sfogate... lasciano che vi sfoghiate e mettiate a ferro e fuoco le nostre città.
Che tristezza, forse dovremmo essere proprio noi, i pacifici, a sentirci sotto attacco per primi e ad organizzarci con dei servizi d'ordine interni, una sorta di red (o white) block, per spezzare le gambe a questa banda di disgraziati. Violenza, ma solo in regime difensivo per le proprie idee.

Saluti

sabato 15 ottobre 2011

Da consumatori a consumati: il Cibo

Dopo aver visto come la crisi finanziario/economica si traduca in tagli indiscriminati verso la salvaguardia del nostro stesso ambiente naturale e verso politiche atte a proteggerlo (mio ultimo intervento), oggi leggo sull'ultimo numero di Internazionale, che la speculazione finanaziaria, in crisi sul fronte delle case (mutui sub prime, che scatenarono il collasso del 2008), e su quello delle banche, si riversa sul mercato delle materie prime per l'industria alimentare.
Un reportage di "Die Spiegel" (periodico tedesco molto interessante), spiega infatti come la speculazione mondiale e gli investitori (siano essi grandi gruppi bancari o piccoli soggetti interessati solo a fare profitti limitati), si stiano rivolgendo alle piazze affari di Wall Street e Londra, mettendo in crisi il sistema delle materie prime. Questo non tanto per gli investimenti fini a se stessi, quanto a causa dell'applicazione delle cosiddette futures anche a mais, cereali, carne, ecc. E qui, finalmente, capisco davvero cosa siano le famigerate futures: non è altro che la vendita, al prezzo attuale della materia prima interessata, di una "promessa" di produzione nei prossimi giorni, settimane o mesi. Se la produzione avviene ed è positiva, ci guadagna chi ha venduto la future, se è scarsa o negativa ci guadagna chi ha acquistato la future.
Se però ad acquistare le futures (esattamente come nel caso dei mutui sub prime), non sono soggetti interessati al prodotto finale, ma solo alla speculazione, questi si rivenderanno la future o il debito ad essa connesso, per guadagnare e prima ancora di essere entrati in contatto con il prodotto finale; anzi, del prodotto finale non gliene importa proprio niente. Immagino, per esempio, che la Barilla possa comprare delle "promesse di produzione" di frumento, perchè direttamente interessata alla materia prima per produrre la pasta. Immagino al contrario che alla Goldman Sachs non gliene importi nulla del frumento, e sia invece più interessata a speculare sulle future rivendendole (rincarate per poterci guadagnare, ovviamente), prima ancora che il contadino abbia effettivamente mietuto il grano. In questa maniera, però, si alimenta un sistema di indebitamento a catena, perchè se originariamente la vendita di future sulle materie prime aveva funzionato e reso il sistema stabile, con l'arrivo della finanza e degli speculatori questo equilibrio è stato rotto.
Inizialmente, infatti, (trenta o quaranta anni fa), le futures venivano vendute al prezzo di mercato della materia prima, per consentire ai produttori di tenere, per l'appunto, tale prezzo fisso scommettendo sulla produttività dei loro campi. Il prezzo della mteria prima, quindi, era univoco e le futures non avevano la minima influenza sull'economia reale. Oggi, con la speculazione finanziaria, questo non è più vero. Le futures, vendute e rivendute in una corsa al rincaro, influenzano sempre di più il prezzo iniziale delle materie prime che hanno completamento perso il loro significato di bene di consumo, e hanno assunto quasi esclusivamente quello di bene di vendita e guadagno. Questo sistema, come evidente, incide sempre di più sull'economia reale rendendo i prezzi dei beni di prima necessità sempre più alti.
Sempre il reportage della Spiegel richiama uno studio della Fao, secondo cui nell'ultimo anno il prezzo dei cereali sarebbe aumentato del 71%, così come quello degli olii e dei grassi destinati all'alimentazione, per fare solo alcuni esempi. Forse questi effetti non si faranno sentire qui da noi, in Occidente, (anche se fare la spesa diventa sempre più difficile), ma nei Paesi del Terzo Mondo le cose sono drammatiche e si stima che la speculazione finanziari sui generi di prima necessità abbia prodotto quaranta milioni di nuovi poveri.
Credo quindi che, oltre alle solite e comuni storie cui la politica ci ha abituati in merito alla crisi, alla necessità di salvare le banche (sapete che la Goldman Sachs, con questo sistema, ha guadagnato nel 2009 oltre cinque miliardi di dollari speculando sulla fame della gente?), alla quasi inevitabilità di misure di austerità e di pagamento del debito, forse dovremmo iniziare a parlare anche di questi aspetti, per convincere sempre più persone che "un altro Mondo è possibile".

Saluti

venerdì 14 ottobre 2011

Da consumatori a consumati: l'Ambiente

Ebbene sì, continuo con i miei piccoli interventi di condivisione sociale (quanto mi piace questa espressione), per sottolineare come, per fare fronte alla crisi, i tagli si abbattano sempre sui soliti noti. Peccato che questa volta i "soliti noti" sia l'ambiente italiano. Come ho scritto nel mio intervento di ieri, per l'anno prossimo sono stati stanziati circa 260 milioni di euro per le scuole private (ma perchè, come tutte le aziende, non possono essere a rischio fallimento? quanto forte è la lobby che le appoggia?): ebbene, notizia di questa notte, i fondi per il Ministero dell'Ambiente passeranno l'anno prossimo da 1,3 miliardi di euro stanziati nel 2008 a 120 milioni nel 2012!!! insomma, prenderanno più le scuole private che l'Ambiente italiano. Notevole, no? Se si pensa poi alle manovre di svendita delle spiagge e delle coste, al taglio dei fondi per la tutela dell'ambiente e la gestione dei parchi naturali, ed al condono previsto per i mostri edilizi in prossimità del mare nonchè alla proposta di (s)vendita di alcuni beni artistici italiani, il quadro è piuttosto sconfortante. E lo è ancora di più se si pensa alla situazione in cui ci troviamo. Insomma, cosa ci sta a fare ancora lì questo Governo? Perchè continuano a prenderci per i fondelli fingendo che la priorità sia il popolo italiano, e continuando impunemente a fare regali a qualche amico, lobby o casta che sia? Io, da cittadino, mi sento preso per il culo, soprattutto se penso al settore del turismo, che in Italia è forse uno dei pochi a tirare ancora.
Quanto durerà questa stressante agonia?

Saluti

giovedì 13 ottobre 2011

Da consumarsi preferibilmente entro

Questa mattina, mio malgrado, sono venuto in ufficio con l'auto, ma solo perchè dovevo riconsegnare il mezzo aziendale, visto che ieri sono rientrato oltre le 20 da un cantiere. Ascoltando la radio, le notizie passate sono state: nel 2012 la somma stanziata prevista per le scuole private sarà di 260 milioni di euro;sempre nel 2012 la somma stanziata prevista per le operazioni militari sarà di 700 milioni di euro; aumento del premio assicurativo per auto e moto nel 2011 da un +25% ad un +35%.
Allora mi chiedo, da povero ed ignorante cittadino: ma a me della prescrizione breve e del decreto sulle intercettazioni cosa diavolo interessa? perchè questo Governo, ormai alla frutta, continua impunemente (perchè ormai il comportamento dell'esecutivo rasenta l'offesa personale), a pensare più ai problemi del Premier che a quelli del Paese?
In questo senso sono assolutamente d'accordo con le manifestazioni di piazza, con i blocchi di protesta, con gli scioperi e con tutte le iniziative popolari non violente (assolutamente non violente, non cadiamo nel tranello), tese a sensibilizzare la gente sulla crisi attuale e sul fatto che, a oggi, Berlusconi ed i suoi non sono assolutamente in grado di gestirla. O meglio, scusate, è evidente che a questi signori non interessa minimamente gestire la crisi in cui versa il Paese.

Saluti

martedì 11 ottobre 2011

15 Ottobre 2011: Manifestazione mondiale contro la crisi finanziaria

Ieri, durante la puntata di questa settimana de "L'Infedele" di Gad Lerner, è stato ricordato che sabato 15 Ottobre, a Roma, si terrà una grande manifestazione di protesta e rivendicazione contro la crisi economica ma, soprattutto, contro le richieste pervenute da FMI, BCE e chi più ne ha più ne metta, in merito ai sacrifici che noi, comuni cittadini, dovremmo fare per evitare che le banche ed il sistema finanziario nel suo complesso cadano.
La manifestazione vedrà la partecipazione di numerose sigle, associazioni, partiti e cittadini comuni, e l'organizzazione nel suo complesso è stata gestita dal Coordinamento 15 Ottobre fin dall'inizio di Settembre. Ovviamente, come purtroppo spesso accade in queste occasioni, si teme (io temo), che il momento di rivendicazione di dignità e diritti si traduca in una prova di forza, con gruppi di facinorosi più interessati a trasformare Roma in una nuova Intifada.
Ricordo che la manifestazione è stata indetta il 15 Ottobre con un coordinamento internazionale, e si terrà in contemporanea in più di altre 400 città non solo europee ma di tutto il Mondo.
Credo che il momento sia delicato e difficilissimo, perchè segna un possibile passaggio del testimone da teorie (e pratiche, soprattutto), neo liberiste a qualche cosa (perchè, a oggi, ci sono tante idee, sogni e proposte ma poche soluzioni pratiche), di diverso e più rispettoso dell'essere umano. Così come in occasione della manifestazione del 15 Febbraio 2003 contro la Guerra in Iraq, che coinvolse centinaia di milioni di persone dall'Australia agli Stati Uniti (forse la più grande manifestazione della storia dell'Umanità, perfettamente coordinata), forse non si eviterà il peggio ma si contribuirà a creare una consapevolezza più profonda nella gente.

Saluti

domenica 9 ottobre 2011

Il ritorno dei Movimenti

Era nato nel 1999, a Seattle, in occasione della conferenza ministeriale del WTO (World Trade Organisation), ed è proseguito per tutto il primo decennio del nuovo millennio sotto molteplici e, talvolta, mutevoli forme. Li hanno chiato Popolo di Seattle, No Global, neo comunisti ed antiliberisti, ma, secondo me, senza mai coglierne appieno il senso. I temi rivendicati e le lotte erano anti globalizzazione, quella malata e deformata delle politiche neo liberiste, per cui il capitale vince e deve avere la meglio sulla gente. L'ironia della cosa, forse, era proprio questa: un movimento globale per dire no alla globalizzazione.
Quello stesso popolo è passato per Puerto Alegre, è passato per le manifestazione ad ogni singolo raduno del G8, del WTO, del FMI e di qualsiasi altra istituzione rappresentante il distacco degli interessi finanziari e capitalisti dalla gente comune. Certo, il movimento è passato anche per Genova 2001 e per il Black Block (dubbia metastasi di certo usata da politicanti senza troppa morale come "dimostrazione" che il Movimento era malato), ma in definitva quello che veniva rivendicato, dai diritti degli indios fino alla lotta al surriscaldamento global, dalle accuse alle grandi istituzioni finanziari fino ai problemi delle minoranze etniche in europa, erano tutte cose legittime e perfettamente condivisibili. La politica però non ha saputo ascoltare. Le sinistre, quelle di governo e quelle di opposizione, non hanno saputo ascoltare, e non solo qui in Italia, il messaggio e realizzarlo sempre troppo interessate ad inglobare ed etichettare il Movimento, invece che a provare a realizzarne le istanze (basti pensare ai Girotondi: quanta gente hanno raccolto? e quanti tentativi di appropriazione indebita da parte di taluni partiti?).
Oggi, dopo qualche anno in sordina, i movimenti ritornano sull'onda emotiva (e forse sulla disperazione), determinata dalla crisi finanziaria, dalla crisi economica, dalla crisi sociale. I movimenti tornano, con nomi diversi (Indignados, per lo più, copiando i cugini spagnoli), ma rivendicando sostanzialmente le stesse cose di dieci anni fa, per lo meno a mio modo di vedere: uguaglianza sociale, più diritti, la persona davanti al profitto, regole per il mercato globale. Quelle regole che, se fossero state imposte (non discusse ma imposte), alla finanza globale dieci anni fa forse avrebbero consentito di evitare la situazione in cui ci troviamo oggi.
Se ascoltiamo i "rivoluzionari" medio-orientali (dall'Egitto alla Siria repressa), i manifestanti greci, gli spagnoli, gli inglesi e, adesso, anche gli americani, rivendicano tutti le medesime cose: assistenza sanitaria ed istruzione di base gratuite e di buon livello, opportunità di lavoro, meno disinteresse della politica per la società, meno collusioni politica finanza, meno potere alle banche (che tutti i Paesi, indifferentemente, hanno salvato a scapito dei cittadini), meno potere sulle politiche interne da parte delle agenzie di rating o di altri fantomatici soggetti extraterrestri. Insomma, il movimento no global, a mio parere, non è mai scomparso, ha solo cambiato forma, volto e nome, ma di fondo resta lo stesso dei Social Forum. Se però la politica non si decirà ad ascoltarlo, temo non si riuscirà mai ad emergere dalla crisi. Certo ora, rispetto ai primi anni duemila, c'è un elemento in più: la crisi finanziaria ed economica sta colpendo tutti, indistintamente, quindi non si tratta più solo di un manipolo di curiosi manifestanti folkloristici e multietnici che invadono le strade e le piazze, ma di intere popolazioni, industriali compresi, che cercano una soluzione al problema. Ognuno a modo proprio ma, di fatto, confermando che le istanze del Movimento erano e sono assolutamente corrette.

Saluti

sabato 1 ottobre 2011

Un Popolo a Raccolta

Fanno un po' sorridere le stizzite risposte della Lega alle dichiarazioni del Capo dello Stato, in merito all'esistenza di un popolo e di una nazione padana (grazie Napolitano, finalmente redarguisci a tono, questi dubbi personaggi), alla luce del risultato del comitato referendario e della raccolta firme per l'abolizione del Porcellum, simbolo del fatto che il popolo italiano vuole ancora poter esprimere un giudizio unitario.
Fino ad una settimana fa, con l'obiettivo legale di 500.000 firme, i promotori si erano imposti un tetto di 700.000 firme, a scanso di sorprese nella validazione in Cassazione. Il risultato va oltre ogni più rosea aspettativa: 1.210.466 firme depositate ieri in Cassazione. Entro il 5 Dicembre il verdetto, per poter portare il Referendum in Parlamento, anche se ancora c'è il rischio che la consultazione popolare possa venire dichiarata incostituzionale.
L'unica cosa che lascia l'amaro in bocca, è il solito tentativo della Politica di accaparrarsi un risultato già clamoroso. Perchè non ammettere semplicemente che i Referendum sono l'espressione della volontà popolare più alta, che con la politica (soprattutto quella degli ultimi tempi), non c'entra nulla?

Saluti