Sito denuclearizzato

domenica 28 dicembre 2008

Paese che vai Problema che trovi?

Per proseguire il mio ultimo intervento sull'Erasmus, vorrei mettere a parte i miei assidui lettori di un'esperienza capitatami proprio ieri sera.
Allora, innanzitutto mi scuso se latito un pochino ma le festivita' imperano e si impongono alla mia attenzione con cibi di ogni tipo. Inoltre, attualmente mi trovo (a dire il vero dal 24 pomeriggio) in Polonia (Poznan) per passare le feste con mia moglie e la sua numerosa famiglia.
Proprio ieri sera siamo usciti con alcuni amici, ed al tavolo ha avuto origine un'interessantissima discussione fra me (italiano), un polacco ed un americano (sembra una di quelle barzellette che giravano quando ero alle scuole elementari...). Nel parlare con questi ragazzi, e' stato incredibile notare quanto la percezione dei problemi sia ormai molto simile in ogni angolo del globo. Crisi finanziaria ed economica, disaffezione della politica per i problemi della gente, sicurezza, lavoro, ambiente, ecc, ecc, ecc.
Devo ammettere che la cosa e' stata molto edificante, non tanto perche' vorrei rassicurare il mio animo con un italianissimo "mal comune mezzo gaudio" ma perche' mi sembra che ormai la globalizzazione e le interconnessioni economiche, politiche e culturali siano cosi' profonde che si possa davvero parlare di destino unico dell'umanita', con buona pace di tutti coloro che continuano a dichiarare che non e' un nostro problema quel che succede a mille chilometri di distanza (considerando che l'Italia e' lunga 1.500 km...).
Credo quindi che il punto sia proprio questo, e cioe' che non e' pretenzioso o paradossale professare un dialogo fra i popoli su determinate tematiche, proprio perche' la percezione dei problemi e le sensibilita' dei singoli, per quanto apparentemente differenti per motivi geografici e/o culturali, sono invece estremamente simili nella sostanza.
Non facciamoci dunque prendere in giro da chi ci racconta che in Italia dobbiamo pensare solo ai nostri problemi, e che questi non interessano minimamente gli altri. Falso, almeno per un buon 50%. Matt (l'americano), mi confermava che anche da loro, dopo l'elezione di Obama, la societa' e l'economia si sono fermate in attesa di vedere che cosa combinera' il nuovo giovanissimo Presidente, esattamente come in Italia Veltroni non ha argomento migliore da sbandierare che l'attendere la buona novella americana, privo com'e' ormai di proposte e strategie. Al contrario Łukasz (il polacco) si arrabbiava moltissimo per i problemi energetici e per lo scarso interesse che la politica di casa sua dimostra per l'ambiente, la riduzione delle emissioni, le energie pulite (basta guardare cosa e' successo in sede di Parlamento Europeo durante l'ultimo mese per quanto riguarda il famoso provvedimento del dopo Kyoto... Polonia ed Italia hanno messo i bastoni fra le ruote dall'inizio alla fine).
In America la gente non si capacita di come sia stato possibile spendere 17,4 Miliardi di dollari pubblici per le quattro case automobilistiche piu' grandi del Paese (fra cui Ford, GM e Chrysler), cosi' come in Italia si e' alla fin fine immolata la pubblica finanza per salvare Alitalia.
Insomma, viviamo tutti sulla stessa barca e questo mi e' tanto piu' chiaro dopo quest'interssante chiacchierata con ragazzi che, come me, provano ansia per il futuro ma anche una grande rabbia, perche' il sistema attuale ha evidentemente fallito ma non e' pronto ad ammetterlo e mollare la poltrona.
Saluti

venerdì 26 dicembre 2008

Unione Europea in Erasmus

Vorrei distaccarmi per un attimo dai soliti e tediosi temi politici, per affrontare qualche cosa di piu' dilettevole, anche se, a conti fatti, profondo tanto quanto un programma governativo di intervento sociale: il programma Socrates Erasmus e le sue implicazioni.
Ultimamente si e' letto ed udito che taluni politici abbiamo mosso critiche al programma Erasmus, che ogni anno vede migliaia di studenti muoversi in giro per l'Europa, di ateneo in ateneo, per il fatto che, a detta di queste personalita', il programma di scambio universitario promuoverebbe piu' i festini che lo studio.
Ebbene, se non fossi una persona educata e di buone maniere, avrei gia' pubblicamente mandato questi personaggi a farselo mettere... dato che pero' non sarebbe nel mio stile, spieghero' con garbo quel che penso.
Il punto fondamentale, senza volermi addrentrare in statistiche e numeri, e' che il soggiorno Erasmus andrebbe completamente sovvenzionato dall'Unione Europea e reso obbligatorio per tutti gli studenti, o per lo meno per percentuali consistenti degli stessi. Ritengo infatti, vista la mia personale esperienza (due anni in Germania, a Stuttgart, dove ho sostenuto 11 esami, fra un festino e l'altro, ed un matrimonio fresco di due mesi con una ragazza polacca conosciuta proprio in quelle occasioni), che l'Erasmus sia la base essenziale e prima per creare un'Europa Unita, cosi' come se l'erano immaginata i primi padri costituenti (fra cui la nostra tartassata ed euroscettica Italia).
Ogni qual volta sento di un attentato terroristico alla stazione Atocha di Madrid, mi vengono subito in mente i miei amici e mi preoccupo per loro, e non appena qualche dissennato politico francese o tedesco propone misure contro l'ingresso in Europa della Polonia o della Repubblica Ceca penso immediatamente a che problemi questo possa portare a qualche altro ragazzo che, con me, ha condiviso esperienze cosi' profonde per due anni. Non parliamo delle misure comunitarie per l'ambiente, la salute, la lotta alla criminalita', ecc.
Sono fermamente convinto che se Borghezio, Frattini e compagnia bella avessero qualche legame in piu' in Europa, invece che solo la poltrona profumatamente pagata a Bruxelles, ci terrebbero molto di piu', quasi a livello personale, a far funzionare le cose. Purtroppo il problema e' che vogliamo fare l'Europa Unita, ma nessuno si preoccupa di partire dal basso per costituirla. Le Universita' sono una tale bagaglio, una tale ricchezza ed un'opportunita' cosi' grande che mi piange il cuore ogni qual volta le vedo bistrattate, derise e svilite. Inoltre, se ci dessero la possibilita' di mettere un po' di piu' il naso fuori di casa, noi italiani ci renderemmo conto che i nostri atenei diffondono (nonostante tutto) una cultura invidiabile ed invidiata, ma che purtroppo peccano solennemente sotto l'aspetto pratico. Non sarebbe questo un modo fondamentale per crescere? e per far crescere non solo gli studenti, ma anche i professori, troppo spesso autoreferenziali e pieni di boria per una tradizione che nasce e muore e ntro le quattro pareti dell'ateneo.
Questi sono gli insegnamenti che si dovrebbero cercare e diffondere da esperienze come l'Erasmus ( e come tutti i programmi di scambio internazionali), invece che spendere tempo e soldi a denigrarle per cercare di tenere gli studenti e, in definitiva, i cittadini nell'ignoranza di quattro mura chiuse sul proprio giardino.
Per chi fosse interessato qui un link interessante.
Saluti

mercoledì 24 dicembre 2008

La Rivoluzione di Babbo Natale

A tutti gli irriducibili che mi leggono anche in queste ore, a tutti coloro che pensano che i pupazzi di Babbo Natale appesi fuori dalle finestre, mentre scalano le pareti degli edifici, siano una delle invezioni piu' perverse del mercato natalizio, per chi usa a malincuore l'albero di Natale finto, ma solo perche' gli piange ancor piu' il cuore sapere che diverse centinaia di migliaia di piccoli abeti (solo in Italia) finiscono nei cassonetti dopo un paio di settimane, per quelli che non amano i centri cittadini invasi dalla bolgia, per quelli che si guardano intorno smarriti chiedendosi dove diavolo sia 'sta crisi se comunque sono tutti piantati in coda da almeno una settimana per gli ultimi acquisti, per quelli che il Natale, sotto sotto, gli mette un po' di tristezza perche' diventa sempre piu' una festa per i pochi che se la possono permettere. Insomma, a tutti coloro che hanno ancora il piccolo sogno che Babbo Natale esista davvero e non sia una misera invenzione pubblicitaria della Coca Cola, e sperano che possa davvero venire un giorno, con il sigaro del Che fra i denti, il basco mezzo storto in testa ed il pancione inguainato dall'abito di panno rosso per fare finalmente piazza pulita dei malvagi: a tutte queste persone auguro buone feste e tanta felicita'.
Saluti, Andrea

martedì 23 dicembre 2008

IKEA ed Energie Pulite

Qualche giorno fa sono venuto a sapere, per caso, che in una delle filiali Ikea di Milano (quella di Corsico, per la precisione), è stato inaugurato uno dei più grandi impianti geotermici d'Europa.
Mi sono informato, anche perchè Ikea non mi sta per nulla simpatica (soprattutto dopo l'interessante intervento di La Mente Persa sul tema), e sapere se davvero la casa svedese abbia investito così tanti soldi in un progetto di questo tipo equivaleva, in un qualche modo, a darle una seconda chance.
Ad ogni modo, quello che ho scoperto è proprio quel che dicevo all'inizio: Ikea ha portato avanti un progetto per installare presso la filiale di Corsico (Milano) uno dei più grandi sistemi geotermici d'Europa. Si tratta di 302 sonde che raggiungono una profondità di circa 125 m. Grazie al gradiente termico che si crea fra la superficie terrestre e la profondità raggiunta, sfruttando un sistema a pompa di calore, si è in grado di produrre aria calda per la ventilazione invernale ed aria fredda per quella estiva.
Non conosco i dettagli dell'investimento economico, anche se Ikea conta di recuperare i soldi nel medio/lungo termine grazie ad una riduzione (si stima) di circa il 50% dei costi dovuti a riscaldamento e raffrescamento.
Decisivo, comunque, è stato il contributo del Comune di Milano, che ha in questa maniera dato vita ad un progetto parallelo di studio relativamente all'impatto che possa avere un'installazione geotermica di grosse dimensioni in un'area fortemente urbanizzata come quella milanese.
Che sia un modo di rilanciare la Geotermia, nata in Italia un centinaio di anni fa, ma negli ultimi tempi persa completamente di vista? staremo a vedere.

Saluti

lunedì 22 dicembre 2008

I dati sulla Cassa Integrazione

Ormai viviamo in un regime, ma questo forse è poco significativo e non desta più allarme. La solita Sinistra che si fa le solite ideologiche pippe mentali solo per svilire e denigrare il Premier. 
Ci vogliono allora i fatti per dimostrare fino a che punto Berlusconi I, Presidente d'Italia, possa spingersi. 
Ecco un fatto.
Con buona pace della trasparenza Brunettiana, l'Amministrazione INPS ha diffuso a chiare lettere un comunicato con il quale si "chiede" ai dipendenti di non divulgare dati sulla Cassa Integrazione, se non quelli ufficiali e confermati dall'Amministrazione stessa (leggi "censurati"). Poichè la crisi avanza e con essa la Cassa Integrazione per centinaia di migliaia di lavoratori, il Governo, che fondamentalmente brancola nel buio quanto a soluzioni, ha deciso di non diffondere il panico e, a quanto pare, nemmeno i dati proprio della Cassa Integrazione, che possono dare una misura quanto mai precisa ed oggettiva della portata della situazione nei sistemi aziendali.
La CGIL (ormai pare unico organo politico attivo quanto ad opposizione), ha denunciato tutto questo. 
Vi riporto qui integralmente il volantino fatto circolare.
Saluti

"FP CGIL - COORDINAMENTO NAZIONALE INPS
Via Chopin 35 - 00144 Roma
email cgil@inps.it

La Voce del Padrona

Sembra che l'Amministrazione già da Luglio abbia dato indicazioni alle proprie strutture di non divulgare i dati sulla cassa integrazione.
Se ciò non bastasse, pare che l'Amministrazione si stia apprestando ad inviare una circolare dove verrebbe proibita la comunicazione all'esterno di qualsiasi dato se prima non validato dall'ufficio stampa di Direzione Generale.
Se così fosse, saremmo ad un vero e proprio attacco alle più elementari basi della Democrazia con tanti cari saluti alla tanto sbandierata trasparenza brunettiana.
l'INPS, così facendo, nasconderebbe al Paese i veri dati della crisi, ossequiosa verso il Governo che predica ottimismo.
In un'era massmediatica come la nostra, il controllo dell'informazione è potere, e nn è un caso che uno dei primi provvedimenti del presidente bi-commissionario sia stato quello di esternalizzare la comunicazione e l'ufficio stampa (costo circa 3 milioni di euro), e metterli alle proprie dirette dipendenze.
Il controllo così è totale.
Un controllo di dati ed informazioni che risponde al preciso volere del "padrone"., ovvero di chi ha scelto il vertici politici dell'Amministrazione.
L'Istituto perde l'ultimo brandello di autonomia.
Ma l'INPS non è né di del Presidente bi-commissionario, né di Brunetta, né di Berlusconi: l'INPS appartiene a milioni di lavoratrici e lavoratori. Appartiene ai cittadini di questo Paese, un Paese sempre più incline a derive di stampo autoritario e che anche nostri vertici contribuiscono ad alimentare.
Ma noi padroni non ne abbiamo, non siamo dipendenti né del Presidente bi-commissionario, né del Governo: noi siamo al servizio esclusivo della Nazione (art. 98 della Costituzione), ed alla Nazione non possiamo non far sapere quanto sta accadendo a danno dei cittadini.
Roma 17 Dicembre 2008

fraterni saluti
p. il Coordinamento Nazionale FP CGIL INPS
Oreste Ciarrocchi"

domenica 21 dicembre 2008

Silvio I, Presidente d'Italia

A pochi giorni da Natale, laggiù a Roma qualcuno sogna di regali, di alberi sfarzosi, di Repubbliche decadute e di nuove monarchie, con cortigiani, saltimbanchi e consiglieri più o meno onorabili. Si tratta del nostro Premier che, da buon imprenditore quale è, si sente un po' stretto nei panni di Presidente del Consiglio, ruolo che ormai gli italiani gli affidano imperterriti da una quindicina d'anni (anche se a fasi alterne). Berlusconi si sente angustiato dal ruolo istituzionale, perchè non è assolutistico, non può tutto, non gli conferisce piena libertà di movimento.
Ed ecco che allora, nell'atmosfera natalizia fra strenne e code in centro di quelli che piangono la crisi ma non rinunciano all'auto mortemorire, il Presidente del Consiglio sogna ad occhi aperti Presidente dell'Azienda Italia. Non più una Repubblica parlamentare, che con i suoi "lacci e lacciuoli" (per citare) impedisce le scelte e le strategie, ma una Repubblica Presidenziale, dove lui, Presidente a pieno titolo, potrebbe finalmente avere libertà a tutto campo.
Come una grande azienda, allora, l'Italia verrebbe governata con bonus produttività, licenziamenti ed assunzioni in vista di un bene comune. Sarebbe la salvezza. I Ministri? magari non servirebbero più nemmeno loro, ma basterebbero figure del tipo Medico Aziendale (ex Ministro della Salute), Responsabile Risorse Umane (ex Ministro del Welfare), Responsabile Vigilanza (ex Ministro degli Interni), Responsabile Manutenzione (ex Ministro delle Infrastrutture), e via così.
Un'immagine fantasiosa, si gongola Berlusconi, ma allettante ed accattivante.
Ad infrangere il sogno del piccolo Silvio arriva però uno stop del solito noioso Bossi con la sua Lega, e la consapevolezza che per una riforma di questo tipo servirebbe modificare la Costituzione.
Ah, povero Silvio, se fosse possibile aggirare quest'unico ostacolo rappresentato dalla Costituzione (pezzo di carta straccia privo d'interesse per i più), magari con un bel Colpo di Stato, potrebbe trovarsi nelle condizioni di poter decidere in piena autonomia, senza nemmeno dover consultare i suoi alleati. 
Magari potrebbe addirittura auto incoronarsi Presidente d'Italia. 
Meglio tenere gli occhi aperti.
Saluti

venerdì 19 dicembre 2008

Non c'è posto per i disonesti

Ieri ho espresso il mio timore per quello che sta accadendo, da qualche settimana, all'interno del Centro Sinistra italiano, per le "retate" di politici, amministratori, uomini di giuta ed assessori.
Nelle ultime settimane si è scatenata una caccia al disonesto.
Come giustamente scriveva ieri Concita De Gregorio, sul suo quotidiano intervento su L'Unità, in ogni democrazia c'è persecuzione del disonesto. Se il disonesto viene beccato, esso viene anche inquisito e giudicato: è nel normale corso delle cose.
La Sinistra, oggi, sta chiedendo questo per i collusi.
La Destra no.
La Sinistra, oggi, sta cercando di fare pulizia, di fare in modo che chi si è sporcato le mani faccia un passo indietro.
La Destra no.
Ecco perchè oggi, come ieri, affermo che Sinistra e Destra non sono la stessa cosa e non lo saranno mai.
Agli amici che hanno letto e commentato il mio intervento di ieri, dico allora:
Mi piace Veltroni? non posso affermare che sia uno dei miei preferiti, ma oggi, alla direzione nazionale del PD ha detto una gran cosa, e cioè che nel PD non c'è posto per i disonesti.
Quanto valgano queste parole all'atto pratico lo scopriremo, ma quello che mi fa ben sperare è che dichiarazioni analoghe non si odono dalla Destra da almeno quindici anni.
Ricordiamocelo.
Saluti

giovedì 18 dicembre 2008

Un Caos Sinistro

Mi guardo attorno e sono circondato da folletti e gnomi che urlano alla pulizia, gridano allo scandalo e si gongolano perchè han scoperto che, finalmente, qualcun'altro è sporco tanto quanto loro. Le urla sono accompagnate da silenzio, o meglio, da rumoroso silenzio, di chi si unisce allo sbraitare ma non per dire qualche cosa o per fare chiarezza, ma solo per aggiungere rumore al rumore.
Sento solo un rumore bianco di voci indefinite.
Nella caotica accozzaglia che mi circonda, distinguo di tanto in tanto "Questione Morale", "Destra e Sinistra", "Magistratura Corrotta", "Inquisiti", ed altre espressioni che, oramai, non sono altro che slogan.
Mi tappo le orecchie.
Nell'ovatta generata dal palmo delle mie mani provo a pensare a mente lucida, per quanto possibile, e mi interrogo sul senso di questi scandali che stanno rallegrando i cinici di inizio millennio, i puri dal cuore telegenico, i grandi fratelli della nostra vita. Il PD è diventato come il PdL? Il centro sinistra si è finalmente rivelato per quello che è: nè più nè meno un partito come quello del Grande Capo?
E' proprio così?
Io dico di no, per il semplice fatto che Destra e Sinistra non sono la stessa cosa e non lo saranno mai: c'è chi condivide Neo Liberismo e Fascismo, e chi no.
Ora, io credo e spero che il PD stia pagando lo scotto inevitabile per essere nato come partito aperto a chiunque, dalla sinistra al centro, dall'alto e dal basso, senza filtro, senza vaglio.
Le intenzione forse erano buone. I fatti non potevano essere probabilmente differenti da quello che stiamo vivendo.
Come detto, mi lasciano indifferenti i gongolanti sbrodolamenti di autocompiacimento della Destra: basta aprire un qualsiasi giornale per vedere che razza di personaggi bazzicano l'area di governo italiana.
Quello che mi auguro, è che invece la Sinistra (o Centro Sinistra che sia), stia spurgando, a pochi mesi (in fine dei conti sono davvero pochi, se ci pensiamo), dalla fondazione del PD quel pus che la inquina. E mi auguro che, al più presto, le teste pensanti ed oneste (e ce ne sono, perchè, lo ripeto, Destra e Sinistra non sono e non saranno mai la stessa cosa), si alzino ed in un moto d'orgoglio ricomincino ad intraprendere un percorso democratico e politico serio e coraggioso.
Saluti

mercoledì 17 dicembre 2008

Costituzione Fai da Te

Ed ecco che, mentre i soliti scandali coinvolgono i soliti noti e meno noti; mentre Fini accusa la Chiesa di non aver fatto nulla contro le Leggi Razziali del Duce, e qualcuno gli ricorda che dorme ancora con la mano destra ben tesa verso l'altro; mentre Sacconi, Ministro del Welfare (cosa c'entrerà poi lui con questa vicenda), decide che staccare la spina ad Eluana è reato ed omicidio e diffida la casa di cura di Udine a procedere; mentre in Abruzzo viene eletto a Presidente della Regione un inquisito; mentre succede tutto questo, alcuni eventi passano un po' sotto silenzio e nascosti. Il primo è la riforma della Costituzione che Berlusconi ha dichiarato di voler fare, qualche giorno fa, a colpi di maggioranza. Il secondo, ormai leit motiv del Governo, è la riforma della magistratura, la divisione delle carriere di giudici e magistrati, ecc, ecc, ecc.
Entrambi questi eventi, a mio parere, si legano con vicende che toccano da vicino il nostro Premier che, come di consueto, non amando troppo il confronto ed il dialogo decide di risolversi i problemi da solo, senza interpellare i suoi fidi scudieri, figuriamoci l'opposizione o il popolo italiano.
In questo caso, però, nel dichiarare di voler cambiare la Costituzione riscrivendola a sua immagine e somiglianza, come lui stesso ha ammesso, Berlusconi non tiene conto di un paio di cose:
1) Per cambiare la Costituzione è necessaria l'approvazione dei 2/3 del Parlamento;
2) Per cambiare la Costituzione sono necessari due passaggi Camera-Senato;
3) Nel caso le due condizioni precedenti non siano verificate, è necessario andare allora al Referendum, senza quorum, con cui il Popolo Italiano può decidere o meno di cambiare la Carta Costituzionale, così come ce la hanno passata e lasciata in eredità i Padri Costituenti;

Poichè Berlusconi sa che, nelle terza condizione, probabilmente la riforma non verrebbe mai approvata, ecco che cerca di raggirare e "comprare" parte dell'opposizione. Con l'UDC non c'è storia: basta chiamare e loro accorrono. La Sinistra è fuori gioco perchè non siede più in Parlamento. Il PD, in parte, potrebbe prestarsi all'inciucio.
Ormai la corruzione dilaga, gli scandali pure, ed il PD, ahimè, non ne è immune. Di più: la parte sana del Partito Democratico (che sono sicuro esistere), fa fatica a dimostrare di essere tale, soverchiata dalla confusione e dal caos.
Ed allora partono i proclami e le aperture verso i vaneggiamenti del Premier.
Ma io mi chiedo: ci rendiamo conto? insomma, dare apertura alla modifica della Costituzione ad un uomo che ha avuto almeno sette processi caduti in prescrizione perchè si è fatto una legge ad hoc per abbreviare i termini della prescrizione stessa? un uomo che del conflitto di interesse e della Società per Ricchi ha fatto la sua vocazione? non dico "la sua politica" perchè Berlusconi non sa nemmeno cosa sia la Politica.
Parte del PD sta dando credito ad un ex Piduista? una sorta di massone golpista? e stiamo parlando di riformare la magistratura e di riscrivere la Costituzione con i Cicchitto, gli Schifani, i Bossi?!? ma ci rendiamo conto?
Vorrei invitare quei pochi tenaci che seguono il mio blog ad andare sul sito Voglioscendere e firmare l'appello di Massimo Fini e Marco Travaglio in difesa della Costituzione.
Cerchiamo di riflettere su questi temi, cerchiamo di dar loro voce, cerchiamo di ragionare su che cosa abbiamo e su che cosa rischiamo di perdere.
L'allarmismo non mi è mai piaciuto, ed in un paio dei miei interventi ho anche avuto modo di esprimermi in maniera critica nei confronti di Marco Travaglio che, per quanto persona preparatissima e rispettabilissima, tende a fare talvolta del facile disfattismo (per altro sempre perfettamente documentato), senza proporre soluzioni o alternative.
In questo caso, però, credo che l'imperativo sia alzare la testa e far sentire la nostra voce a quelli che, di ascoltarci, non hanno mai avuto gran voglia, ora meno che mai.
Saluti

sabato 13 dicembre 2008

Il Nano Bagonghi

Ed ecco l'ultima del nostro caro Ministro Brunetta, che siccome non ha davvero nulla di meglio da fare per giustificare il suo enorme stipendio mensile, si è adesso inventato di allungare l'età pensionabile delle donne, equiparandola a quella degli uomini.
"Le donne sono due volte discriminate", tuona il Ministro riscopertosi difensore del gentil sesso, "Sono discriminate nella carriera per l'interruzione legata alla fase riproduttiva. Sono discriminate nelle pensioni per aver smesso di lavorare prima". Queste le parole di Brunetta. Quindi, con buona pace delle donne, visto che ci ha già pensato Madre Natura a metter loro i bastoni fra le ruote, ci penserà ora Brunetta a risolvere almeno la seconda discriminazione subita. Ovviamente il Ministro si guarda bene dal riprendere gli industriali ed i datori di lavoro, in genere, nel non discriminare le donne in cinta: è e rimane colpa di Madre Natura.
Ma veniamo al vero nodo della questione, che secondo me è il tentativo, da parte del Governo Berluconi, di provare a risolvere in parte la crisi economica con il solito taglia e cuci. Cosa dice Brunetta? Il Ministro ci illumina sul fatto che, posticipando l'età pensionabile delle donne, ci saranno "2-3 milioni di posti di lavoro in più, il che vuol dire incrementare il gettito fiscale e quindi il PIL del Paese".
Ma io mi chiedo: quando la smetteranno di raccontar cazzate? 2-3 milioni di posti di lavoro in più? non si tratterebbe di nuove assunzioni, visto che i giovani, a quanto pare, non vanno di moda nel mondo del lavoro italiano, ma di posti di lavoro già occupati e che resterebbero tali per altri anni invece che dare opportunità alle nuove leve e portare quindi un po' di ricambio generazionale. Insomma: visto che le aziende non assumono e non investono sui giovani, prolunghiamo i pensionamenti, così almeno qualcuno che lavora ci sarà comunque.
Davvero, mi chiedo chi dia il diritto di parola a queste persone che non fanno altro che vendere fumo... poi mi soffermo a pensare e mi viene in mente: ah, già, li hanno votati gli italiani.
Saluti

giovedì 11 dicembre 2008

Dialogo Bipartisan

Che tristezza la vita politica moderna, con un Premier che vorrebbe abbattere, a colpi di scure, le fondamenta della Democrazia (tanto, si sà, il dialogo ed il confronto non gli sono mai piaciuti), un'opposizione pronta a cercare il dialogo ad ogni costo senza accettare che la base ne ha le palle piene del politically correct, una Lega che, temendo ostruzionismo sul Federalismo (e che quindi, con coerenza, se ne sbatte della Costituzione), a a lagnarsi dal Premier, che allora si ammorbidisce e rlancia sul dialogo.
A fare da contorno i soliti ex Democristiani che, succeda quel che succeda, sono sempre pronti al confronto, tanto a loro di destra e sinistra non gliene è mai fregato gran che, l'importante era ed è far sopravvivere la Grande Balena Bianca.
L'unico che continuta a mostrare coerenza, bisogna dire le cose come stanno, è Di Pietro, che di aver a che fare con Berlusconi proprio non ne vuole sapere.
Ma possibile che la Sinistra, per bocca anche di giornali come l'Unità o il Manifesto, non abbia nulla da dire? d'accordo che sono spariti dal Parlamento, ma si stanno riorganizzando? hanno imparato qualche cosa?
Saluti

mercoledì 10 dicembre 2008

Resistenza Togata

Chi di noi non conosce, almeno di nome e fama, uomini come Falcone? Borsellino? Gherardo Colombo e Ilda Boccassini? Borrelli e Di Pietro? e, in ultima, De Magistris?
Cosa li accomuna? direi il senso dello Stato e l'amore per la legalità.
Sono uomini e donne che, senza guardare in faccia a nessuno, hanno indagato su mafiosi e faccendieri, politici e uomini di potere, portando alla luce alcune fra le pagine più sporche e delicate della storia della Repubblica: Tangentopoli e la P2.
Faccio questo breve intervento, oggi, nonostante ci siano molti altri argomenti di cui parlare, per quello che si legge sui giornali negli ultimi giorni, cioè lo "scontro" fra le procure di Salerno e Catanzaro, e per il fatto che ritengo la chiarezza su questo argomento fondamento etico del vivere sociale.
A tal proposito ho visto l'ultimo "Passaparola" di Marco Travaglio (lo potete trovare sul sito di Beppe Grillo), che parla proprio di questo presunto scontro fra procure.
Al di là dei giudizi personali su Travaglio, che personalmente trovo spesso più disfattista che costruttivo, va detto a suo merito che raramente cade nel tranello di presentare opinioni personali, ma cerca sempre di motivare le sue tesi con ricerche dettagliate ed approfondite.
Ebbene, su De Magistris, in particolare, veniamo a sapere che prima di essere rimosso dal suo incarico e trasferito, aveva aperte tre indagini molto importante e delicate:
1) Il caso dei depuratori calabresi, per i quali l'Unione Europea aveva stanziato 800.000.000 di Euro di cui s'è persa completamente traccia;
2) Il caso sulle toghe lucane, che coinvolgeva un discreto numero di magistrati, avvocati, uomini di peso, politici, ecc;
3) Il caso "Why Not" su Saladino, capo della Compagnia delle Opere (braccio economico di Comunione e Liberazione), che, fra gli altri, aveva coinvolto ampiamente Mastella;

Tutte e tre queste indagini sono state tolte a De Magistris.

Perchè? per conflitto di interesse ed incompatibilità, si dice.
Ma è proprio vero?
Noto sempre più con sconcerto, andando a rivedere la storia recente italiana, che esiste una parte di magistratura che lotta e combatte contro "l'italietta" che tanto mi fa schifo. Quell'italietta per cui siamo tristemente noti all'estero, quella del sorriso e dell'aiuto all'amico, quella della battura che nasconde la pistola o l'attentato, quella della Mafia e dei poteri forti.
Contro questa italietta c'è gente che si batte, ogni giorno in prima linea, ed alcuni di questi sono proprio taluni magistrati.
Sempre la storia recente italiana mi insegna che spesso e volentieri i poteri forti toccati dalle inchieste giudiziarie o dagli scandali, o magari anche solo dalla coscienza della gente, gridano forte, fanno fumo e polvere per sviare l'attenzione, per distrarre, per avere giusto il tempo di rimettere le cose al loro posto.
Mi sorge allora il dubbio che anche questa volta la faccenda sia questa.
Ci sono delle verità che vengono svelate e rese pubbliche, da qui i polveroni sollevati per nasconderle


Di più ancora.
Quando Berlusconi ed il Governo (ma il discorso è molto più generale), parlano di mettere le mani sulla magistratura, dicono che occorre una riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, che si devono separare le carriere di giudici e magistrati e che, per fare questo, sono disposti a modificare la nostra Costituzione, soprattutto sono disposti a fare tutto questo nonostante le manifestazioni, e non solo di piazza, di tantissime persone e senza interpellare l'opposizione, allora, in questi casi, prendo paura perchè mi sembra che la storia si ripeta.
Che fare, allora? stare zitti nauseati da tanto schifo, tanto Destra e Sinistra sono uguali? nascondere la testa sotto la sabbia e tacere sperando che, prima o poi, le cose migliorino? o magari soffocare nel cinismo più sfrenato, tanto non cambierà mai nulla e sarà sempre peggio?
Preferisco lasciare la risposta alla citazione di una frase rimasta storica, e pronunciata da Saverio Borrelli a conclusione del suo discorso di inaugurazione dell'anno giudiziario 2002 (12 Gennaio 2002), contro le "mire espansionistiche" di una certa politica e di certe forze che, quotidianamente, lavorano per minare la giustizia, la libertà e lo stato di diritto in Italia.
La frase fu
"Resistere! Resistere! Resistere, come sulla linea del Piave"
Saluti

martedì 9 dicembre 2008

Don Chisciotte e le Pale Eoliche

E' storia nota ed arcinota quella di Don Chisciotte che si batteva, in singolar tenzone, contro i mulini a vento, mentre il povero Sancho Panza se ne stava sconsolato in disparte e tentava, invano, di dissuaderlo.
Ebbene, questa novella ha una versione molto più moderna che pochi conoscono e che si svolge e snoda ai giorni nostri, coniugata in un passato recente così come al presente e, temo, anche in un prossimo futuro. La storia di cui sto parlando è quella dei vari e diversamente vestiti Don Chisciotte del XXI secolo che, armati di alabarde di ignoranza ed ottusi scudi di disinformazione, si cimentano in tenzone analoga a quella del loro nobile avo. Non cavalcano un ronzino ma giornali e televisioni, non vestono un'armatura di ferro ed acciaio ma doppio petti e cravatte inguradabili, non combattono i mulini a vento ma i Mulini Eolici, una fra le soluzione tecnologiche, a oggi, più produttive dal punto di vista energetico (e, quindi, economico), e meno invasive per l'ambiente che ci circonda.
Ma andiamo con ordine.
Non voglio fare un intervento per raccontare la storia delle pale eoliche, nè per indagare le noiose lungaggini burocratiche che stanno dietro all'installazione di un moderno Mulino a Vento: vorrei solamente riportare due numeri, per tentare di arricchire il quadro di conoscenze che stanno dietro a questa tecnologia.
Si parla di crisi energetica. Si parla di inquinamento e caro carburante. Si parla di ambiente.
Queste sono le premesse, i dati di fatto.
Pochi sanno che, quando si parla di "energia", in realtà si intende "petrolio", ma non perchè il petrolio sia in ogni ambito la fonte primaria, ma perchè è semplicemente diventato un'unità di misura (tpe o tep, in inglese, ovverosia Tonnellata di Petrolio Equivalente).
Pochi sanno che, quando si parla di energia, in realtà si intendono tre forme di energia: Energia Calda (per riscaldare le case, per esempio), Energia Fredda (per raffrescare i nostri appartamenti in estate, per esempio), ed Energia Elettrica.
Pochi sanno che nella maggior parte dei casi la prima forma di energia citata (Calda) si ottiene per combustione (gas naturale, carbone, nafta, biomasse, ecc), la seconda si ottiene tramite macchine che usano Energia Elettrica (grossi gruppi frigo), la terza di ottiene in minima parte da fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, eolico), ed in massima parte da grosse centrali con turbine o motori, principalmente che bruciano gas naturale.
Oltre ai combustibili fossili (benzina e gasolio), nei trasporti, l'Enrgia Elettrica è quindi la vera forma (e non fonte) energetica utilizzata al giorno d'oggi.
Questo il quadro.
Quello che preme chiarire è che, attualmente, in Italia solamente il 5-7% della totale produzione di energia (nelle tre forme viste sopra) deriva da fonte rinnovabile.
Chiarisco una cosa: per avere un corretto metro di confronto, si consideri che di media una casa ha un interruttore da 3kW per l'alimentazione elettrica dalla rete.
Una centrale idroelettrica da 1MW (quindi 1.000 kW) è in grado di soddisfare le esigenze di circa 330-340 case.
In ambito eolico ormai la tecnologia ha prodotto (produce ed installa, per fortuna), mulini da circa 80 metri di altezza, con pale da 40-50 metri di lunghezza (queste sono le taglie più grosse). Una torre eolica può quindi arrivare ad un totale di circa 120-130 metri di altezza e produrre fino a 2,5 MW elettrici e soddisfare, secondo il calcolino fatto prima, le esigenze di circa 830-840 famiglie.
I Don Chisciotte dicono che i mulini eolici deturpano il territorio. Molto soggettiva come analisi.
Inoltre, sempre più spesso, al proprietario del terreno su cui viene installata la torre eolica si fornisce energia gratis o addirittura si paga un affitto annuale. Chi direbbe di no?!?
Le torri eoliche hanno emissioni zero.
Un parco di medie dimensioni, costituito quindi da circa 20-30 torri eoliche, vede un installato di circa 50-70 MW, a sufficienza per venire incontro alle esigenze di circa 20.000 famiglie. Considerando nuclei medi di 2 o 3 persone, stiamo parlando di circa 50.000-60.000 abitanti.
Certo, per fare dei calcoli precisi bisognerebbe chiamare in causa l'Energia Elettrica espressa in MWh/anno (come appare nelle nostre bollette), e non la potenza installata, espressa in MW, ma l'analisi vuole essere solo qualitativa.

Questo intervento per invitarvi a non credere come allocchi ai detrattori delle fonti rinnovabili e dell'eolico in particolare, anche se è da chiarire che, purtroppo, in Italia le maggiori potenzialità eoliche si hanno al Sud, per la costanza dei venti. Venti troppo forti o discontinui non si sposano infatti con questa tecnologia.

Sarà l'eolico una riserva per il futuro? penso di sì.
Sarà la soluzione ai problemi energetici attuali? certamente no, per lo meno non sa solo, anche se può dare un importante contributo, soprattutto a livello locale.
Aiuterebbero inoltre, in questo senso, un po' più di educazione e comportamenti virtuosi da parte di ciascuno di noi.
Saluti

lunedì 8 dicembre 2008

Tema Ambiente

Mentre a Poznan (Polonia) è in pieno svolgimento l'incontro dei paesi ONU sui mutamenti climatici (che come al solito vede prevalere interessi lobbistici piuttosto che comuni), l'Italia fa sapere, prima per bocca del Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e poi, a ribadire, del Ministro degli Esteri Frattini, che non è disposta a firmare il pacchetto clima della UE.

Il testo, presentato dalla Germania del Cancelliere Merkel l'anno scorso, è ormai arrivato alla sua terza revisione (per mano francese, attuale presidenza di turno), ed avrà l'obiettivo di dettare le linee guida per i 27 Paesi dell'Unione a partire dal 2010, anno in cui il Protocollo di Kyoto scadrà.
Con la crisi economica economico finanziaria in casa, pochi Paesi sono disposti ad accollarsi ulteriori tagli ed investimenti per la salvaguardia del Pianeta, per la riduzione delle emissioni di CO2 e per l'efficienza energetica, primi fra tutti (ahimè) Italia a Polonia.
Le richieste di questi due Paesi, assieme ad alcuni altri, sono quelle di avere dei "benefit" per l'industria pesante e termoelettrica, cioè per i settori più critici sia dal punto di vista dell'inquinamento (la Polonia, per esempio, fa ancora largo uso di carbone nelle sue centrali), che della produzione e dell'impiego di forza lavoro.
L'Italia ha imposto un pesante diktat all'obiettivo della UE del cosiddetto pacchetto "20-20-20", ovverosia di riuscire, entro il 2020 e rispetto ai livelli del 1990, a portare al 20% la produzione di energia da fonte rinnovabile
l'Italia è attualmente ferma ad un misero 5-7%

a ridurre del 20% le emissioni di CO2
l'Italia, dal 1990, ha incrementato le sue emissioni di circa un +5-8% e ne consegue che, per rientrare negli obiettivi del 20% dovremo ridurre le emissioni di un 25-28%
e di migliorare del 20% l'efficienza energetica.

Oltre agli sgravi per i settori più a rischio, il Governo italiano chiede, qualsiasi sia la versione definitiva del pacchetto clima che uscirà dall'incontro dei 27 a Bruxelles l' 11 Dicembre prossimo, una prima revisione del testo nel 2010, a valle dell'incontro mondiale sul clima previsto per fine 2009, ed una seconda revisione nel 2014, per verificare l'effettiva validità delle linee guida concordate ed, eventualmente, rivederle e modificarle.
Mi chiedo, quand'è che i potenti inizieranno a fare davvero i conti con il clima, l'ambiente e l'inquinamento? perchè se le cose vanno bene tutti sono pronti a dichiararsi "verdi", ma quando si dovrebbero prendere decisioni vere (e questo accade soprattutto in periodo di crisi), tutti si tirano indietro e tentano di salvaguardare i soliti poteri forti?
Temo che la strada verso una vera "emancipazione" delle tematiche ambientali e la loro completa indipendenza dalla sfera industriale sia ancora lunga, ma confido che ci siano persone pronte a percorrerla, in maniera corretta e coerente, svincolata da falsi pregiudizi (tipo le lotte senza quartiere ai mulini eoloci, ai quali, magari prossimamente, dedicherò un intervento), e da lotte puramente ideologiche che di scientifico hanno ben poco.
Saluti

domenica 7 dicembre 2008

Cina - Tibet: round alla francese

E' notizia di poco fa che il Presidente francese Sarkozy si sia incontrato a Danzica con il Dalai Lama, massima carica spirituale del Tibet e principale teorico dell'indipendenza della sua terra dalla Cina. Motivo dell'incontro: presentare all'eminenza spirituale una nuova succulenta variante di crepe.
Risentita per non essere stata inviata alla degustazione, la Cina, per bocca del suo ministro degli esteri He Yafei, ha diramato un'agenzia dove ha dichiarato "I lappolti Cina-Flancia sono semple stati buoni e fondati sul leciproco intelesse, quindi non liusciamo a capile il motivo di un simile compoltamento. In segno di plotesta pel la decisione plesa dal Plesidente Flancese, Pechino ha deciso di tagliale le lazioni di liso alla cantonese e di spaghetti di soia alle basi flancesi plesenti sul tellitolio cinese".
Dopo pochi minuti, il Presidente Sarkozy in persona ha risposto con queste parole "Sono un Presidente adulto ed invito a cena chi mi pare. Non ci faremo comunque intimidire dai tagli alle razioni alimentari perpetrati dal governo cinese: noi francesi possiamo vivere anche di sole baguette".
Saluti

P.S.: anche se espressa in tono satirico, la notizia è drammaticamente vera: il Governo Cinese ha pubblicamente espresso il suo risentimento per l'incontro fra Sarkozy ed il Dalai Lama a Danzica, con tanto di convocazione dell'ambasciatore francese a Pechino. Chi ha a che fare con il Tibet, evidentemente, non è gradito alla Cina.

sabato 6 dicembre 2008

Fritto Misto all'Italiana

Per quindici anni abbiamo attaccato Berlusconi demonizzandolo. Per quindici anni abbiamo tentato di dimostrare all’Italia quanto fosse cattivo o subdolo. Per quindici anni abbiamo concentrato le forze della sinistra e del centro sinistra (dall’Ulivo a Rifondazione fino al PD), nel tentativo di costruire un programma elettorale basato sul “che cosa fosse sbagliato” nel centro destra piuttosto che mostrare cosa fosse giusto e sano nel centro sinistra.

Dopo quindici anni siamo ancora qui, con gli stessi temi in bocca e con la stessa frustrata delusione perché la tattica non funziona. Magari sarebbe ora di cambiare.

Non lo dico in maniera retorica. Da anni ormai i leader del centro sinistra ci dicono che cambieranno e che porteranno quel rinnovamento (istituzionale e morale), che il centro destra non ha portato e non porterà mai, e sono anni che immancabilmente restiamo delusi. Perché?

Credo che la questione sia essenzialmente legata a due parole, nominate anche da Cofferati in una sua recente intervista a “Repubblica”: Questione Morale.

Da sempre abbiamo accusato il centro destra di portare in Parlamento collusi con la Mafia o di giocare con il conflitto di interesse o di votare leggi ad personam per salvaguardare le beghe giudiziarie del premier Berlusconi. Ma intanto cosa accadeva nel centro sinistra? Cosa succedeva nel frattempo in casa nostra? In forma minore, ma temo che il giochino fosse tristemente simile.

Questo il popolo della sinistra (come lo definiscono i giornali) lo percepisce, e penso ne abbia davvero le scatole piene.

Perché in sette anni il centro sinistra non ha mai fatto una legge contro il conflitto di interessi? Eppure ne avrebbe avuto numeri e capacità, senza contare l’appoggio dell’opinione pubblica. Perché il precedente Governo Prodi non ha messo un freno alle leggi vergogna di Berlusconi? Probabilmente, anche in quel caso, la cosa sarebbe stata accolta da un’ovazione di popolo. Perché adesso facciamo le manifestazioni in piazza mentre sei mesi fa eravamo al Governo e l’unico vero motore sociale che sta oggi portando avanti una lotta è la CGIL? Perché, ora, anche nel centro sinistra sta nascendo e si sta ponendo sempre di più una Questione Morale (come se fosse una novità)? Bassolino non si dimette, non molla la sedia, così come Villari, della commissione vigilanza RAI; nel frattempo a Firenze abbiamo una ricandidatura a sindaco della città di una persona apparentemente legata con certe brutte speculazioni edilizie, che si perpetrano dai tempi di Craxi e della DC. Sempre la solita politichetta italiana, le solite istituzioni che se la fanno con persone “per bene”. Perché tutto questo? Perché, come dicevo nel mio intervento “Responsabilità Storiche”, la gente non impara ad assumersi le proprie responsabilità, a mettere la faccia per quello che fa, a fare un passo a lato ed alzare le mani, lasciando che si indaghi e giudichi, senza camuffare ed inquinare ma soprattutto mettendosi in gioco in prima persona invece che nascondersi sempre dietro al dito del Partito?

La gente è stufa di promesse non mantenute e credo voti Berlusconi perché fa quel che dice, o per lo meno questo è il messaggio mediatico. Inoltre il centro destra è unito e coeso, difficilmente litiga. Nel centro sinistra, al contrario, impera da anni l’anarchia, ognuno fa e dice quel che gli passa per la testa e non esiste un gruppo dirigente in grado di premiare o punire nei tempi e nei modi corretti, di tirare le fila di tutto questo. Partito del Nord? Alleanze con la Lega? Questione Morale?

Il Centro Sinistra, e questo credo sia il nodo cruciale, come detto non riesce a dimostrare da troppo tempo in che cosa sia migliore del Centro Destra. Ma non a parole, con i teoremi di cui parlavo all’inizio dell’intervento, ma nei fatti, nella rettitudine quotidiana.

Saluti

mercoledì 3 dicembre 2008

Elettorato Bue

Con il mio intervento “Politiche di Destra” ho provocato un commento dell’amico Prefe, che forse potrebbe darmi lo spunto per un approfondimento, direi, ideologico.

Parto da lontano, ma non troppo, perché l’idea che mi sono fatto è recente ma ha trovato le sue motivazioni una trentina di anni fa. Scusate se, a volte, sarò conciso e poco dettagliato, ma per non scrivere un tema mi devo contenere.

Negli anni sessanta e settanta, in Italia, ci fu un discreto boom economico. In molti si arricchirono e colossi industriali acquisirono forma e potere. Lo dico per un’esperienza diretta che ho potuto fare, grazie al mio lavoro, presso un grossissimo stabilimento ex Montefibre nel Sud Italia. Per motivi di discrezione non citerò esattamente il sito produttivo, ma ci tengo a dare delle dimensioni: un kilometro e mezzo per un kilometro e mezzo all’incirca l’area coperta dalle installazioni, dagli stabilimenti, dalla centrale termica, da tubi, serbatoi e colonne di distillazione. La produzione? Filato plastico per tappetini delle auto, per esempio, o abbigliamento. Lo stabilimento, quanto a produttività, era forse il più grande d’Europa ed era nato, come detto, all’inizio degli anni settanta. Come questo impianto, molti altri in giro per l’Italia sono sorti ed hanno prodotto ricchezza, nonché alti tassi di inquinamento. Ma non è questo il punto. Il punto è che questi stabilimenti sono nati grazie ad investimenti giganteschi, spesso e volentieri con soldi pubblici, e con una filosofia di installazione che non badava a spese. Non mi addentrerò nei dettagli tecnici, ma vi assicuro che ho visto con i miei occhi il tipo di installazioni o le apparecchiature utilizzate, e non certo state acquistate al risparmio o pensando all’utilizzo razionale delle risorse: sono un tecnico, ne capisco qualche cosa.

Questo tipo di approccio alla “spesa” si manifestò non solo in ambito industriale ma, potremmo dire, in quasi tutti i settori statali e parastatali, dove c’erano soldi grazie ad un boom economico, come detto, senza precedenti, per lo meno da quando la Seconda Guerra Mondiale era terminata.

Purtroppo, però, questo “modus operandi” creò delle deviazioni, come era ovvio che fosse. Speculazioni, tangenti, ruberie varie si svilupparono ed infiltrarono nelle falde della macchina politica e statale, portando con se degenerazioni del sistema esplose negli anni ottanta e novanta con Tangentopoli, per fare solo un esempio fra i più noti.

La mentalità, purtroppo, non è però cambiata fino ad oggi, e lo si constata ogni giorno. Ma perchè?

Dopo la Seconda Guerra Mondiale i nostri nonni e genitori avevano un motivo per tendere a qualche cosa di meglio, per provare a ricostruire uno Stato mal ridotto. Sul carrozzone dei vincitori erano però saltati su in parecchi, anche numerosi riconvertiti dell’ultim’ora. Tuttavia nessuno ci badò molto, in perfetto accordo con il nostro spirito “all’italiana”: va bene un po’ tutto, tanto siamo capaci di essere fascisti così come comunisti, ma sempre un po’ “all’italiana”. In ogni caso le cose funzionarono, ci fu una Costituente, le forze dello Stato e della Repubblica, nonché uno stato sociale spesso e forte, ci traghettarono attraverso gli anni cinquanta, sessanta e settanta, godendo e spesso costruendo fisicamente il boom economico di cui si diceva prima.

Quando però negli anni ottanta la spinta economica finanziaria andò affievolendosi, nessuno aveva voglia di rivedere un pochino lo stile di vita che si era andato creando nei trent’anni precedenti. Nessuno, o per lo meno la maggior parte, aveva voglia di rivedere la mentalità che si era andata instaurandosi, diciamo, anch’essa, un po’ “all’italiana”. Da qui Craxi, Tangentopoli e molti altri.

Lo strascico del boom economico, però, ci coccolò ancora almeno fino agli anni novanta quando, in vista di crisi economiche e sulla spinta di oscure forze massoniche, Berlusconi si affacciò alla scena politica. Noi non lo sapevamo, ma eravamo già sconfitti in partenza.

Perché? Perché avevamo perso quella spinta positiva alla cultura, alla politica, alla curiosità intellettuale che avevano avuto i nostri nonni ed i nostri genitori… magari non tutti, ma per lo meno la maggior parte, dato Berlusconi ma soprattutto il modello da lui proposto continua a risultare vincente a distanza di quasi quindici anni. Di nuovo: ma perché?

L’abitudine al benessere, il fatto che, dopo un paio di guerre, a nessuno sarebbe venuto in mente di scatenarne altre, le tesi di grandi ed insigni tromboni che davano, per esempio, le risorse di idrocarburi come inesauribili, ci convinsero che, tutto sommato, si potesse andare avanti anche senza tutte quelle qualità positive che richiede la Res Publica per essere ben amministrata. Non ci ponemmo nemmeno il problema di dire “serve o non serve”, semplicemente, da buoni mediterranei, ci mettemmo a pensare esclusivamente all’oggi, senza prospettiva, senza curarci delle ripercussioni delle nostre azioni, senza porci il problema che, un giorno, tutto quel benessere sarebbe potuto terminare. Come conseguenza, il disinteresse alla politica ed alla cultura fece nascere e crescere una classe politica, ma oserei dire sociale, del tutto avulsa da qualsiasi implicazione rivolta al prossimo, rivolta al sociale, rivolta, come detto, alla Cosa Pubblica.

Ecco da dove, secondo me, nasce lo scandalo Berlusconi o, più in generale, la scandalosa situazione di disinteresse culturale dell’italiano medio, sia di destra che di sinistra. Nessuno ricorda il fascismo, nessuno rammenta che il fondo è davvero buio, e tutti credono di poter vivacchiare e galleggiare alla meno peggio, fingendo che, al di fuori dei confini di casa nostra, tutto sommato le cose funzionino e, se non funzionano, in un qualche modo si possano sistemare. Anzi, convinti che ci sia sempre qualcuno che le possa sistemare, ma che certamente non saremo noi.

Saluti

martedì 2 dicembre 2008

In Breve

IN BREVE

Ieri la Santa Sede alle Nazioni Unite si è dichiarata contraria con la proposta dell’Unione Europea di depenalizzare l’omosessualità. Siccome nemmeno io all’inizio avevo capito bene di cosa si trattasse, ho indagato, e questo è il chiarimento: la Francia ha avanzato una proposta alle Nazioni Unite, per inserire gli omosessuali fra le categorie che, rischiando discriminazione, dovrebbero in un qualche modo essere tutelate. Altre categorie sono, per esempio, donne, bambini o portatori di handicap.

Il Vaticano si è dichiarato fortemente contrario, perché, secondo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, la depenalizzazione dell’omosessualità porterebbe con sé la discriminazione degli Stati che non riconoscono l’omosessualità e nei quali l’omosessualità è reato.

Ieri era la Giornata Mondiale della lotta all’AIDS. Fiocchi rossi sono comparsi in tantissime città di tutto il mondo, e numerose sono state le manifestazioni e gli interventi di personalità più o meno note. Il Governo Italiano della precedente legislatura, aveva pubblicato un brano della band Assalti Frontali sul sito del Ministero della Salute: il download era legale e libero. Il motivo? Il brano era stato scritto e dedicato alla lotta contro l’AIDS ed incitava, in maniera esplicita, all’uso del preservativo soprattutto durante i rapporti occasionali. Nonostante una breve polemica e qualche articolo che indicavano come la censura dell’attuale Governo avesse fatto “sparire” la canzone, confermo che il link al brano è ancora lì, sano e salvo, e che la canzone può essere scaricata liberamente.

Da qualche tempo, come sempre purtroppo accade, mi pare che i giornali e le televisioni abbiano perso di vista alcuni importanti argomenti. Fra questi ci sono un paio fra i principali fronti di guerra attualmente presenti sul Pianeta e dei quali, nei mesi o anni passati, si è fatto un gran parlare fin tanto che la notizia è stata di moda, poi silenzio. Come dicevo, accade spesso che le guerre, oltre a far girare l’economia, facciano girare anche notizie e notiziari, nonché inviati con il cerone che, nel tiggì della sera, ci raccontano con aria affranta le vicissitudini dei buoni e le malefatte dei cattivi.

Ecco, mi chiedevo quindi che fine ha fatto il Tibet? Poco prima delle Olimpiadi di Pechino si è fatto gran parlare della repressione perpetrata dai cinesi ai danni del Tibet. Ma ora? È forse sparito dalle carte geografiche? O magari gli è stata riconosciuta l’indipendenza dalla Cina?

Altro fronte di guerra: qualcuno mi dice come vanno le cose in Congo? Insomma, un paio di mesi fa era sulla bocca di tutti, perfino gli anziani conoscevano a memoria il nome del dittatore di turno… solo nel 1996 sono morte 5.000.000 di persone (lo scrivo in cifre così almeno siete costretti a leggere attentamente), quasi quanto gli ebrei morti durante la Seconda Guerra Mondiale. Che fine ha fatto tutto questo? Non fa più abbastanza notizia? Non voglio sembrare poco delicato o ripetitivo, ma perché diavolo ci ricordiamo tutti dell’Olocausto con la “O” maiuscola ed invece nessuno ci insegna e racconta gli altri 1.000 olocausti che si consumano ogni anno sulla Terra? Forse che hanno la “o” minuscola e quindi sono meno interessanti?

Ultima domanda: della Guerra in Iraq che ne è stato? Insomma, Obama ha vinto le elezioni, ed io stesso ne sono stato pubblicamente felice (ho fatto un intervento sul mio vecchio blog di MySpace). Ma da quando Obama è uscito vittorioso dalle urne mi pare che non si parli più della Guerra in Iraq, di quella che doveva essere una Guerra di liberazione del popolo dall’oppressore Saddam e che si è in breve trasformata in un secondo Vietnam. Ricordo, per chi avesse la memoria corta, che lì si spara ininterrottamente dal 20 Marzo 2003 (!!!) e che sono morte parecchie migliaia di soldati. Anzi, fate una bella cosa, andate sul sito http://icasualties.org/oif/. Qui troverete la conta dei soldati appartenenti alla coalizione dei “buoni” morti durante il conflitto, mese per mese, anno per anno. Per farvi un esempio, nel Novembre 2008, il mese appena terminato, sono morti 17 soldati, in Ottobre 14, in Settembre 25, in Agosto 23, ecc…ecc…ecc. A vedere i numerini scritti nelle tabelline si accappona la pelle, non trovate?

Quello che mi fa incazzare di tutto questo è che c’è ancora gente disposta a giustificare le guerre in generale e questa in particolare. Non si è ancora sentito parlare di processo di pace. Non si è ancora sentito un mea culpa di Bush, nulla. Tanto, come sempre, i figli che muoiono non sono mai di chi comanda e decide.

Saluti

lunedì 1 dicembre 2008

Politiche di Destra

Ieri sera, anche grazie ad un link lasciatomi dall’amico Prefe (il cui blog potete seguire qui), sono andato a scartabellare un blog di destra, vicino al Popolo delle Libertà, uno dei tanti fra i noti e meno noti.

Aperta la pagina principale, mi sono trovato davanti ad articoli e link fra i più disparati e deprimenti, ma di tanto in tanto alcuni titoli hanno attirato la mia attenzione… link sulla Donna e sul diritto ad esserlo… link sulla libertà dell’Iraq… link di solidarietà ai popoli africani distrutti dalle guerre... link a siti di ecologia e impatto ambientale.

Dico la verità, ogni volta che mi imbatto in queste cose resto sempre senza parole e leggermente spiazzato.

Lasciamo perdere la contraddizione di fondo che sta dietro all’affiancamento di due banner del tipo “Solidarietà per il Darfur” e “Bush for President”. Qualunque persona dotata di un minimo di senno e curiosità sa che l’America ha da sempre finanziato la maggior parte delle carneficine perpetrate in Africa (e non solo), quindi i due banner, quanto meno, fanno a cazzotti fra di loro.

Ma a parte questo, quello che mi colpisce e di cui mi preme parlare oggi, è invece una tendenza che, mio malgrado, ho rilevato sempre più spesso, ma che non ho mai avuto il piacere di vedere affrontata, analizzata, sviscerata e motivata sui mezzi di comunicazione, soprattutto della sinistra.

Detta in parole povere, il centro destra italiano, a parte alcuni esempi (tipo Lega e Destra Sociale), ha dato una brusca sterzata al suo modo di fare politica, ha rinnovato pesantemente il suo vocabolario e la sua immagine, mettendo sul piatto del dibattito politico (e delle proposte elettorali, soprattutto), temi e tematiche impensabili fino a vent’anni fa.

Il voto agli immigrati? Il rifiuto del fascismo? Fini in Israele? La propaganda di Berlusconi portata avanti a gran voce da immigrati più o meno noti, tipo Fiona May? il tema dell'inquinamento e di uno sviluppo sostenibile? Ci siamo di colpo trovati davanti a legami instaurati con la società che sono sempre stati propri della sinistra. Ci siamo trovati, almeno a parole, a sentire proposte di politica economica e sociale che solo il PCI o al massimo i Socialisti avevano discusso. Ci siamo trovati davanti un partito di destra nuovamente populista, che in parte deriva dalla vecchia DC ed in parte dal MSI. Ma c’è di più: Berlusconi, che ha fatto saltare completamente gli schemi politici tradizionali, dato che il suo “partito” (lo metto fra virgolette perché in effetti Forza Italia non è mai stato un partito, né a parole né nei fatti), non aveva e non ha la minima tradizione storica e/o politica.

Oltre a questo, bisogna però dire che la Destra Sociale ha da sempre affrontato tematiche tese a migliorare il tessuto della nostra società, con aiuti e sussidi per esempio. Gli italiani sono sempre stati molto cari a Mussolini ed ai suoi successori. Gli italiani, non certo gli immigrati.

Ora sento invece persone di origine etiope votare Fini o magari Storace.

Questo è dunque il punto: la destra italiana ha capito che ampliare la sua offerta ad un certo tipo di società paga, e bene, così come (ri)paga aprirsi a certe questioni etiche considerate tabù fino a pochi anni fa, e che solo la sinistra “mangia bambini” aveva osato portare all’attenzione dell’opinione pubblica (parlo, per esempio, di eutanasia ed aborto).

Lasciamo perdere alcuni scivoloni. Non appena il Papa alza la voce tutti tornano nei ranghi; non appena un rumeno o un immigrato commettono un delitto si grida alla chiusura delle frontiere ed alla schedatura con impronte digitali degli immigrati minorenni. Questi sono però solo scivoloni, svarioni, perché non si può pretendere di perdere le vecchie abitudini da un giorno all’altro.

Il dato di fatto, però, è che in generale il centro destra italiano ha saputo captare i sentimenti di strati della società mai considerati in precedenza. Ahimè ci è riuscito talmente bene che la sinistra, che per decenni ha portato avanti le sue lotte spesso connesse ai problemi etici, dell’immigrazione e dell'ambiente, si è vista spogliata della sua tradizione.

L’evento più grave, però, è che la sinistra si è fatta depauperare del suo bagaglio storico senza batter ciglio. La sinistra ha perso completamente il suo storico legame con la società e non ha fatto nulla per impedirlo. Nulla.

Perchè in effetti, dietro alla propaganda ed alle parole della destra, spesso non vi è nessuna idea tecnico/politca, nessun programma di risanamento dell'ambiente, nè tantomeno di riconosciento della Donna e dei suoi diritti. Purtroppo però questo gli elettori di destra o non lo sanno o fanno fina di non saperlo, ed è proprio qui che la sinistra manca: nella capacità di dimostrare che è incoerente sbandierare il disagio ambientale, se poi Berlusconi condona gli ecomostri o aiuta i soliti noti dell'industria italiana; è incoerenete aprirsi agli immigrati, se tanto il colore della pelle continua a contare; è incoerente che Fini rinneghi il fascismo, se tanto poi i suoi colleghi di partito e, soprattutto, i giovani di Azione Giovani (partito giovanile di AN) ci tengono a puntualizzare e sottolineare le loro radici fasciste. E' incoerente, ma la sinistra non ha argomenti per dimostrarlo, e, se lo fa, non riesce ad arrivare al vivo della questione, alle orecchie della gente.

La questione ora è vedere se la storia giudicherà credibile il cambiamento di rotta della destra, se cioè il populismo portato all’estremo pagherà a lungo termine (fin’ora, purtroppo, parrebbe di sì, almeno da un punto di vista elettorale), e se la sinistra sarà in grado di chiarire le contraddizioni e dissonanze di fondo quando certi soggetti parlano di certi argomenti.

Saluti

sabato 29 novembre 2008

Responsabilità storiche

È da un po’ di tempo che mi si dimena per la testa un pensiero, abbastanza chiaro e ripetitivo, in merito alle responsabilità di ogni individuo per le idee che esprime o per le azioni che compie, tanto più se l'individuo in questione ricopre ruoli di responsabilità e con il suo operato può determinare le sorti di altri. Forse ne ho già accennato in qualche mio vecchio intervento, ma ora sento forte l’esigenza di provare a chiarire, prima di tutto con me stesso, il senso di questa idea.
Quando ero piccolo i miei genitori mi hanno insegnato che per ogni azioni che avessi compiuto, per ogni decisione presa, ci sarebbero state delle conseguenze, talvolta banali ed insignificanti, altre volte molto importanti. Soprattutto avrei dovuto lentamente imparare ad assumermi la responsabilità di queste azioni, come una qualsiasi persona adulta. Tantissime persone che mi circordano, giustamente lo fanno.
Quello che però noto, è che sempre di più al giorno d'oggi si tende a deresponsabilizzare (passatemi questo termine un po' politico), i diretti interessati (soprattuto se potenti), per quello che fanno, pensano e dicono.
Due esempi.

Ricordo che nel 2002 si accese un piccolo dibattito familiare in merito alla riammissione, su territorio nazionale, della Casa Reale di Savoia, cioè di Vittorio Emanuele e famiglia. Il Parlamento, con la legge 23 Ottobre 2002, faceva terminare gli effetti dei primi due commi della XIII disposizione finale della Costituzione con cui la Repubblica Italiana, a partire dal 5 Dicembre 1947, vietata alla casata Savoia di calpestare il suolo nazionale, levava diritto di voto e possedimenti in Italia. Di fatto era esilio.
Io rimasi colpito per la decisione del Parlamento del 2002, perchè ritenevo (e ritengo) che la Casa Savoia rappresenti il simbolo di quanto Vittorio Emanuele III fece di comune accordo con il Fascimo e Mussolini. Esiste una responsabilità storica, a mio avviso, che dovrebbe essere ben tenuta a mente e della quale l'esilio della famiglia Savoia dall'Italia era conseguenza e memoria (per altro Emanuele Filiberto, figlio di Vittorio Emanuele, nel Novembre 2007 ha richiesto un risarcimento di 260 milioni di euro allo Stato per l'esilio subito dalla sua famiglia).
C'è un altro esempio storico che vorrei fare: quello della cosiddetta Notte dei Cristalli.
La Notte dei Cristalli (i cui antefatti e conseguenze magari analizzerò un'altra volta), fu una prova di forza. Anzi, un test mediatico, potremmo dire adottando una terminologia moderna. Hitler ed il Partito Nazional Socialista volevano testare fino a che punto si sarebbero potuti spingere contro gli ebrei senza provocare reazioni indignate. I risultati andarono oltre le loro più rosee speranze, perchè di fatto nessuno mosse un dito o alzò la voce. Da quel momento Hitler e i suoi si senirono nel giusto, la propaganda li deresponsabilizzò, la società non ebbe nulla da dire. I nazisti si sentirono liberi di agire, perchè sapevano che nessuno li avrebbe giudicati, accusati o contrastati.

Ho scelto questi due esempi di portata storica per il significato e la forza che racchiudono.
I Savoia finacheggiarono il Nazi Fascismo e quando ebbero la possibilità di prenderne le distanze per fare il bene del popolo italiano, se ne gaurdarono bene.
I nazisti che ora sono alla sbarra (Priebke, uno su tutti), ormai vecchi, malandati e ultra ottantenni, sono dei simboli delle Seconda Guerra Mondiale e degli orrori che la Germania nazista commise. Non è moralmente giusto scaricarli delle colpe e delle responsabilità solo perchè ora ci fanno pena. Come detto sono simboli, e come tali vanno trattati: i simboli non hanno età.

Altro tema.
Spesso, io in prima persona ho ammesso che abbiamo Berlusconi perchè ce lo meritiamo, perchè lo votiamo, perchè tutto sommato ci piace. I Suv invadono le strade perchè, evidentemente, così vuole la gente. Anzi, più ancora: non sarebbe in effetti tanto colpa del produttore del Grande Fratello se i figli d'Italia passano ore davanti allo schermo. Lui fa in effetti solo il suo mestiere, offre spettacolo. Se poi c'è chi organizza la propria giornata in funzione degli orari del Grande Fratello o chi si abbuffa da Mac Donald questo è un problema culturale, di educazione. Vero, ma solo in parte.
Ho notato che sempre più spesso si tende a deresponsabilizzare il soggetto propositivo (cioè che propone, che offre), per responsabilizzare invece in toto il soggetto discernitore (cioè che valuta e sceglie). Si scarica completamente il primo della responsabilità etica che si porta appresso nel momento in cui offre una porcheria, un inciucio, una bugia condita ad hoc.
Con questo non voglio negare che ci siano spesso dei deficit culturali di fondo nelle scelte che facciamo e nelle decisioni che prendiamo, e non intendo nemmeno equiparare Berluscono a Mussolini o a Hitler, ma mi allarma sempre più il fatto che, come detto, si tenda a giustificare il propositore moderno sgravando il suo operato della componente etica e morale. Mafioso? solo amicizie, nulla più. Ladro? cercava solo di fare il suo dovere, e poi chi non ha mai rubato nemmeno una lira? Assassino? solo effetti collaterali. Deresponsabilizzazione: la Propaganda la adotta da sempre, la storia lo insegna.
Credo, in definitiva, che si debba reintrodurre un certo senso etico nella nostra vita, in ogni campo e settore.
Perchè se la voro per una società di ingegneria ed un giorno un Cliente ci assume per mettere le mani su un sito che ha avvelenato l'Italia negli ultimi trent'anno non posso rifiutarmi di svolgere il mio lavoro? perchè devo correre il rischio di perdere il posto?
Perchè se un Presidente del Consiglio mette in ridicolo il suo Paese con battute più che imbarazzanti o con politiche inique che aiutano i soliti noti, non posso muovermi ed occupare il Parlamento? perchè non posso anche solo, da cittadino, chiedere chiarimenti e sanzioni?
Perchè devo accettare una condizione di accettazione passiva delle bugie più sporche che mi possano essere raccontate?
In tutto questo si inserisce, inoltre, anche una forte componente di cinismo con la voce di coloro che dichiarano quasi orgogliosi che "tanto non cambierà mai nulla".
Io ho però fiducia nella gente e nel fatto che con l'educazione e la formazione culturale nostra e (soprattutto) delle generazioni future, tutto questo potrà, se non scomparire, per lo meno essere fortemente limitato.
Saluti

venerdì 28 novembre 2008

Guerra e Guerriglia

In questi giorni, precisamente da mercoledì scorso, a Mumbai, la seconda città dell'India, si stanno svolgendo scontri fra l'esercito e le forze dell'ordine (da un lato), e terroristi affiliati al gruppo Mujaiddin del Deccan (dall'altro), una delle tante sigle del fondamentalismo islamico che in questi anni si sono rese tristemente note. Mi piacerebbe aprire una piccola parentesi su azioni di questo tipo, anche sull'onda emotiva che ha suscitato in me la visione del film "La Banda Baader-Meinhof" recentemente uscito nelle sale, che narra la storia e le gesta della RAF (Rote Armee Fraktion), la versione tedesca delle BR.
Personalmente sono un tipo pacifista. Non mi piace la guerra e sono contrario all'uso della violenza. Non lo dico perchè negli ultimi anni è andato e va (tristemente) di moda il politically correct, che significa "tutti hanno ragione tranne i cattivi", anche se non si specifica mai chi siano in effetti i cattivi. Questa filosofia ha generato delle aberrazioni notevoli, come per esempio le guerre preventive... cioè "io ti posso bombardare anche se non c'è alcuna prova a tuo carico che dimostri che tu sia o meno un assassino".
Comunque, dicevo, io sono e resto pacifista, anche se non in termini assoluti. In effetti, vista anche la storia recente italiana (e dico recente, perchè troppo spesso tendiamo a dimenticarcela), che ha visto una Resistenza partigiana contro l'occupazione nazi-fascista, non posso che dirmi d'accordo con azioni di questo tipo, cioè con azioni di guerra o guerriglia tese a liberare le proprie case ed il proprio paese da un'occupazione illegale e violenta. Per intendersi, per lo meno in linea di principio, sono d'accordo con la resistenza degli iracheni contro le truppe di invasione che dal 2003 battono e bombardono il territorio dell'Iraq.
Un'ulteriore specificazione. Azioni di guerra o guerriglia, così come li ho definiti prima, non dovrebbero mai e poi mai scaricarsi sulla popolazione civile. Ecco che quindi mi dichiaro in parte in disaccordo con le azioni dei palestinesi, che troppo spesso provocano vittime innocenti fra le fila di Israele... per altro Israele non è da meno, diciamocelo pure, dando spesso e volentieri tinte di rappresaglia e vendetta alle sue azioni.
Con premesse come queste, deriva che guerre preventive, capitaliste, coloniali e di invasione, anche se condotto con "armi non convenzionali" tipo il ricatto della fame, l'invasione delle industrie che producono con manodopera a bassissimo costo, il miraggio dei medicinali necessari per combattere epidemie ma che non arrivano mai, ecc, sono per me deprecabili e assolutamente ingiuste e sbagliate.
Sempre con premesse di questo tipo, attacchi terroristici come quelli che si stanno svolgendo a Mumbai, o che compivano la RAF o le BR non sono condivisibili. Non sono condivisibili perchè esercitano una costrizione violenta su persone innocenti, che spesso sono quelle stesse persone che i gruppi terroristici dicono di voler salvare e/o liberare. Attaccare i simboli dello Stato può essere accettabile, anche con azioni violente. Ognuno è responsabile delle sue azioni e, a volte, alcuni diventano simboli consapevoli di una certa forma di potere. L'attacco a questi simboli è talvolta necessario anche, ripeto, in maniera violenta. L'attacco verso cittadini innocenti no. Non è nè necessario nè utile. Può essere preso come facile escamotage per attirare l'attenzione sulle rivendicazioni, ma la storia recente insegna che azioni di questo tipo non hanno mai portato a nulla, se non ad acuire il clima di tensione.
Lo stragismo degli anni '60-'70 non ha portato oggettivi vantaggi sociali per la gente comune, ma solo un aumento dello stato della tensione. Talvolta queste azioni erano pilotate ad hoc, ed ecco, per l'appunto, da qui la famosa Strategia della Tensione.
Infine, spesso e volentieri le azioni terroristiche (Mumbai come le Torri Gemelle, per esempio), nascondono malcontento di vecchia data, torti generazionali compiuti da Presidenti o Agenzie conniventi. Tutti piangiamo i morti innocenti, ma solo qualche voce stonata e fuori dal coro (che per altro è sempre stata prontamente zittiti o additata come sovversiva), ha avuto il coraggio di gridare che i morti innocenti di turno erano solo una triste conseguenza ad azioni pregresse ,che avevano fatto altri morti innocenti, magari in maniera indiretta (un embargo, una politica estera sbagliata, l'invasione industriale di un certo territorio). Pochi hanno il coraggio di ammettere ed evidenziare una sostanziale differenza: il terrorismo della RAF, delle BR, dell'ETA o dell'IRA è un terrorismo territoriale. Nasce, vive e muore sul territorio, a parte qualche legame economico con altri gruppi di "levatura" mondiale. Il terrorismo internazionale, lo dice il nome stesso, nasce a causa di politiche estere sbagliate ed è figlio del malcontento che Stati Sovrano ingenerano sul territorio di altri Stati Sovrani.
Per sconfiggerlo, quindi, l'unica soluzione è capire che non possiamo più ragionare come ai tempi della Guerra Fredda o prima ancora (quel che succede a 20.000 km non può influenzarmi), e comprendere che ormai siamo un unico organismo vivente, che la politica estera dei Paesi Forti va rivista, che ci sono squilibri essenziali e drammatici in questo nostro Pianeta, ma che, soprattutto, ci sono le potenzialità per livellarli o, per lo meno, per tentare di farlo.
Saluti

giovedì 27 novembre 2008

Quale Sicurezza?

Sicurezza è uno dei termini più usati ed abusati degli ultimi anni. Ogni grande dittatura ha fatto della "sicurezza" del cittadino il suo cavallo di battaglia contro il nemico del momento, così come ogni governo della storia ha usato ed usa la leva della sicurezza dell'individuo per varare leggi più o meno popolari.
George W. Bush, ha iniziato due guerre "preventive" in nome di una sicurezza del popolo americano messa a rischio dagli stati canaglia, guardandosi bene dall'analizzare i motivi del terrorismo internazionale, che trovano spesso parte del loro movente nei risultati disastrosi della politica estera americana.
In nome della sicurezza è stata inventata la "privacy", una delle più grandi bufale della storia, buona solo per legalizzare la raccolta di dati ed immagini personali tramite siti web e telecamere ad ogni angolo di strada.
Anche l'ultimo governo Berlusconi ha fatto della sicurezza, o meglio, del senso di insicurezza degli italiani (usando la Lega come megafono), una bandiera fondamentale della sua campagna elettorale. Ora, a circa otto mesi dall'elezione del Presidente del Consiglio e dopo proclami, proposte e leggi più o meno liberali (spesso razziste) contro gli immigrati, forse gli italiani stanno iniziando ad aprire gli occhi e a rendersi conti che questo "can-can" mediatico sulla sicurezza ha puramente valenza elettorale, e poco ha a che fare con il sociale ed il quotidiano. Non dovrebbero forse essere temi fondamentali anche la sicurezza sul lavoro, la sicurezza per le donne (a proposito, domani è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne), non ultima la sicurezza nelle scuole? purtroppo, invece, come in ogni "democrazia a metà" che si rispetti si cerca di distogliere l'attenzione dal problema vero con proclami altisonanti, con partite di calcio o veline semi nude, con processi che sanno più di gossip dell'ultim'ora piuttosto che di vita reale e vissuta (vedi la vicenda dell'omicidio di Erba, che ha trasformato le testate giornalistiche nazionali in riviste scandalistiche), con battutine e pacche sulle spalle. Triste. Tanto più triste se ci si accorge che il popolo non impara dalla storia, che non si crea un senso sociale critico, maturato sulla base di esperienze passate, che permetta di stoppare sul nascere esternazioni propagandistiche e che permetta di non abboccare a qualsiasi carognata smaltata d'oro proposta a reti unificate.
Saluti

mercoledì 26 novembre 2008

Società Pensante

Sono nella mia piccola casetta sul Lago Maggiore, dove vivo ormai da quattro anni, e creco di confrontarmi con la nuova realtà di un blog, senza la pretesa di dire o pensare cose nuove o particolarmente innovative. Un pensiero in particolare desta però la mia curiosità: l'idea che tramite internet ci sia sempre quacuno pronto ad ascoltarci o leggerci. L'idea che questa grande rete virtuale sia un caldo abbraccio entro cui sfogare paure o delusione, o entro cui cercare il calore che fuori non troviamo. D'accordo, sto esagerando, perchè sto parlando esclusivamente di una deviazione di questo potente strumento che è internet. A me, personalmente, permette di restare in contatto con amici sparsi per tutto il mondo, cosa altrimenti impossibile.
Quindi, perchè aprire un blog. Io ho sempe scritto, anche se a fasi alterne, più per me stesso che per gli altri. Ora ho la possibilità di raggiungere più persone, di farmi sentire e leggere (come dicevo poco fa), o per lo meno mi illudo che possa accadere. Certamente avrò a che fare con più individui di quanti non potrebbero leggere direttamente le mie idee scritte se pubblicassi una "fanzine" o se facessi una piccola mostra con lettura in qualche piccolo pub di provincia.
Non voglio dilungarmi sui massimi sistemi o su discussioni a proposito dei vantaggi/svantaggi, pericoli/possibilità che si annidano fra le falde della rete, quindi mi permetto di fare solo un piccolo inciso sulla libertà conquistata con la rete.
Quante persone ormai hanno un account on line? quanti lo usano con regolarità? quanti ne fanno una malattia. Certo nessuno lo ammetrebbe, ma io in prima persona ricevo ogni giorno qualche invito a cocktail o a gruppi virtuali; ricevo partecipazioni a party virtuali così come a giochi on line. Che senso ha tutto questo? "solo un gioco, un passatempo" ammettono i più. A dire il vero questa è una deviazione, e lo vorrei dire chiaramente. Secondo me è una deviazione. Innanzitutto perchè portata avanti da persone che, forse, non hanno di meglio da fare, o per distrarsi dalla quotidianeità invece che leggere un buon libro, guardarsi un film o fare due chiacchiere reali con amici in carne e ossa, decidono di immergersi nella bambagia virtuale, dove chiunque può essere un guerriero o un artista, un eroe o un attore. Moralismo? "ottusaggine"? forse sì, lo ammetto, ma il motivo per cui dico queste cose è che mi pongo delle domande sulla base di quello che vedo e leggo. Qualcuno insegnava che porsi domande è lecito e legittimo, anzi necessario per progredire. Quindi quello che vedo è che c'è un abuso delle possibilità offerte da Internet. Un abuso perchè internet giustifica ore passate davanti al computer se non addirittura una limitazione con la realtà circostante: "se non c'è su internet, non esiste". Non voglio fare quello che sputa nel piatto in cui mangia (si fa per dire...), sto scrivendo su un blog, quindi in prima persona rischio di incappare nell'uso/abuso: ciononostante e forse proprio per questo, riflessioni di questo tipo mi fanno paura.
Saluti