Per concludere il mio ragionamento di ieri, a cena sono uscito con un amico, con il quale commentavo la situazione dell'Italia. Gli raccontavo che sto leggendo "No Logo" di Naomi Klein... o meglio, ci sto riprovando.
Sì, perchè ci ho già provato in passato tre volte, ed in ogni occasione non sono andato oltre pagina 20. Questa volta mi sono imposto di superare lo scoglio di queste prime noiosissime facciate, e devo dire che ora il libro ha ingranato molto bene.
Ad ogni modo, nella descrizione della Klein di come si sia diffuso ed imposto il Logo, il branding, negli ultimi 15-20 anni, riscopro una metodica utilizzata evidentemente da Berlusconi. Il Premier, a parer mio, si pone come branding di sè stesso.
Il concetto è il seguente: originariamente, il Logo era un qualche cosa di contorno al prodotto venduto. Si trattava di un simbolo di riconoscimento, ma nulla più. Negli ultimi decenni, invece, la tendenza è sempre più stata quella di trasformare un semplice simbolo in uno stile di vita, in un modo d'essere. Il Logo, quindi, è diventato un'essenza che ci pervade ogni qual volta indossiamo un capo d'abbigliamento o compriamo un'auto o un profumo. Non si tratta più di vestire firmati, ma di essere noi stessi la firma. Tutto questo si è perpetrato con sponsorizzazioni sempre più spietate, al punto che alcune Brand hanno acquistato intere strade o eretto piccole città quale simbolo vivente del loro nome.
A ben guardare, Berlusconi ha sempre fatto e sta facendo la stessa identica cosa.
Si pubblicizza, ed in questo ci ha imposto uno stile di vita (il Berlusconismo), che trascende le regole tradizionali del gioco democratico. Le stira, le svilisce, le stupra e, spesso e volentieri, le modella a suo bisogno. Il Governo non è più un'Istituzione ma un Brand, dove i Ministri parlano in un certo modo (spesso barbaro) e di cui il Premier è l'Uomo Immagine, il Logo per l'appunto.
Questo Berlusconi lo sa benissimo, ci sguazza, d'altronde è uomo di televisione e ha sempre venduto solamente immagine, nulla più. Il problema grosso, a mio avviso, è che le regole del gioco sono state talmente stravolte, che l'opposizione è completamente spiazzata ma anche un eventuale successore di Berlusconi (penso a Fini, per esempio), si troverebbe malissimo, perchè sarebbe costretto a dare nuovamente un'immagine della politica grigia e noiosa (questo all'occhio dell'italiano medio), quando invece con Berlusconi era un gioco, uno scoppiettante fuoco d'artificio ogni giorno, fra gaffe (meditate e studiate a tavolino, ne sono convinto), gossip, soldi, potere e belle donne.
Ovviamente, come già accennavo ieri, in tutto questo non c'è spazio nè per la morale, nè per l'etica, nè tato meno per il confronto democratico o per il giudizio.
E ben lo sanno, ultimo capitolo della solita saga, AnnoZero, Ballarò, Report e la Dandini.
Saluti
Sì, perchè ci ho già provato in passato tre volte, ed in ogni occasione non sono andato oltre pagina 20. Questa volta mi sono imposto di superare lo scoglio di queste prime noiosissime facciate, e devo dire che ora il libro ha ingranato molto bene.
Ad ogni modo, nella descrizione della Klein di come si sia diffuso ed imposto il Logo, il branding, negli ultimi 15-20 anni, riscopro una metodica utilizzata evidentemente da Berlusconi. Il Premier, a parer mio, si pone come branding di sè stesso.
Il concetto è il seguente: originariamente, il Logo era un qualche cosa di contorno al prodotto venduto. Si trattava di un simbolo di riconoscimento, ma nulla più. Negli ultimi decenni, invece, la tendenza è sempre più stata quella di trasformare un semplice simbolo in uno stile di vita, in un modo d'essere. Il Logo, quindi, è diventato un'essenza che ci pervade ogni qual volta indossiamo un capo d'abbigliamento o compriamo un'auto o un profumo. Non si tratta più di vestire firmati, ma di essere noi stessi la firma. Tutto questo si è perpetrato con sponsorizzazioni sempre più spietate, al punto che alcune Brand hanno acquistato intere strade o eretto piccole città quale simbolo vivente del loro nome.
A ben guardare, Berlusconi ha sempre fatto e sta facendo la stessa identica cosa.
Si pubblicizza, ed in questo ci ha imposto uno stile di vita (il Berlusconismo), che trascende le regole tradizionali del gioco democratico. Le stira, le svilisce, le stupra e, spesso e volentieri, le modella a suo bisogno. Il Governo non è più un'Istituzione ma un Brand, dove i Ministri parlano in un certo modo (spesso barbaro) e di cui il Premier è l'Uomo Immagine, il Logo per l'appunto.
Questo Berlusconi lo sa benissimo, ci sguazza, d'altronde è uomo di televisione e ha sempre venduto solamente immagine, nulla più. Il problema grosso, a mio avviso, è che le regole del gioco sono state talmente stravolte, che l'opposizione è completamente spiazzata ma anche un eventuale successore di Berlusconi (penso a Fini, per esempio), si troverebbe malissimo, perchè sarebbe costretto a dare nuovamente un'immagine della politica grigia e noiosa (questo all'occhio dell'italiano medio), quando invece con Berlusconi era un gioco, uno scoppiettante fuoco d'artificio ogni giorno, fra gaffe (meditate e studiate a tavolino, ne sono convinto), gossip, soldi, potere e belle donne.
Ovviamente, come già accennavo ieri, in tutto questo non c'è spazio nè per la morale, nè per l'etica, nè tato meno per il confronto democratico o per il giudizio.
E ben lo sanno, ultimo capitolo della solita saga, AnnoZero, Ballarò, Report e la Dandini.
Saluti
2 commenti:
Ti dirò, ho letto quel libro circa 8 anni fa e penso sia ancora valido, quantomeno per capire come si è arrivati all'attuale disfacimento dei diritti, tieni duro che merita.
Spero che i fumi di queste luci false si diradino e la gente si renda conto che oramai la festa é finita anzi non é mai iniziata e comprenda che ora c'é bisogno di serietà.
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