In queste giornate di primaverile festa, mentre Berlusconi invita i terremotati ad andarsene al mare in cerca di un po' di svago, si fa sentire in sordina una piccola polemica, forse pero' destinata a montare a crescere fino a raggiungere dimensioni colossali: il referendum elettorale, in versione 2009.
Gia' qualche mese fa si era parlato della cosa, anche se a dire il vero televisioni e giornali si erano ben guardati dallo spiegare, a noi comuni mortali, di che cosa si trattasse. Ebbene, anche in questo anno domini 2009 alcuni politici italiani han deciso di sottoporre a noi, ignoranti cittadini, alcuni quesiti referendari in merito alla legge elettorale. Fin qui nulla di nuovo: in tempi non sospetti ci capitavano fino a dieci, quindici referendum a botta. Il punto chiave e' pero' un altro, un po' piu' sottile e mai chiarito fino in fondo: l'argomento del Referendum.
Questa consultazione, infatti, porterebbe a compimento un percorso gia' iniziato da Prodi nel 2006 (se non sbaglio), per trasformare l'Italia da Paese bipolare in bipartitico. Infatti, con due (uno per la Camera ed uno per il Senato) dei tre quesiti referendari si chiede sostanzialmente che il premio di maggioranza non sia piu' assegnato alla coalizione vincente (con la solita conta e redistribuzione dei voti), ma al partito che dovesse prendere piu' punti.
Notevole, eh? soprattutto perche', in questa maniera, i partiti dalla Lega in giu' sarebbero definitivamente spazzati via dallo scacchiere politico italiano.
Ed ecco il vero nodo della questione: siccome Berlusconi non puo' permettersi di rompere i rapporti con la Lega, che ovviamente e' assolutamente avversa a questo referendum e spinge per l'astensionismo, non si e' ancora deciso ad accorpare amministrative, europee e referendum, consentendo di risparmiare piu' di 400 Milioni di euro, che potrebbero andare (speriamo non a fondo perduto, come spesso accade in Italia), ad aiutare le zone terremotate.
Quindi la partita si fa dura: spingere per accorpare le tornate elettorali, risparmiando un mare di soldi, facendo cosi' incetta di voti, e puntando a quel 51% che offrirebbe al Premier il Quirinale, oppure tenere saldi i rapporti con la Lega e giocarsi una qualche combinazione (tipo europee e amministrative assieme, e referendum separato)? e' chiaro che, dall'accorpamento delle tre consultazioni in un unico giorno (cosa logica e sensata in un qualsiasi Paese sano di mente, dove i soldi non vanno ad ingrassare i soliti noti), il quorum al Referendum sarebbe raggiunto matematicamente.
Saluti
1 commento:
si ripropone la solita meschina strategia che si è spesso ripetuta negli ultimi anni: sfruttare il meccanismo del mancato raggiungimento del quorum per disinnescare lo strumento. Gioco facile in un paese dove la voglia di partecipazione popolare alla politica è sempre più scarsa e dove sono più utili i mezzucci che la politica vera
Sussurri obliqui
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